venerdì 11 ottobre 2019

"Venom" (2018)

 E' possibile realizzare un film sul personaggio Marvel di Venom rinunciando a Peter Parker, all'Uomo Ragno, alle ragnatele per spenzolarsi, al vistoso ragno bianco su torace e schiena, a J.J. Jameson e a tutto l'universo Marvel relativo o quasi?
 Incredibilmente, la risposta è sì.

Scheda di "Venom" su wikipedia

 Pagando lo scotto ormai inevitabile del fardello delle artificiose forzature progressiste che vanno più di di moda (donne che si comportano da uomini perchè non hanno una loro identità, il sessismo capovolto di imporre uomini piagnucolosi ma non si capisce bene come mai loro sì e le donne no, imposizioni di quote etniche calcolate col misurino che implicitamente riducono gli attori etnici a una presenza obbligata, da scritturare a prescindere dal loro talento artistico), il film di "Venom" (2018) ci fa un po' penare nel gettare basi coerenti con caratterizzazioni e sviluppi dei relativi fumetti (declinati sulle serie dell'Uomo Ragno e in infinite altre miniserie e serie regolari), ma infine ci premia con un'abbondanza di sequenze supereroistiche spettacolari e visceralmente gratificanti.

 L'impresa più difficile, naturalmente, è definire un protagonista come Eddie Brock, che nasce fumettisticamente come un perdente e un criminale che poi si "redime" parzialmente, diventando un giustiziere psicopatico: il film dipinge quindi un personaggio caotico, inaffidabile, impulsivo, contraddittorio, pasticcione, a volte codardo, fondamentalmente odioso, ma nello stesso tempo anche umano e giustificabile, perchè guidato da intenti fondamentalmente corretti (il suo sbragato giornalismo investigativo punta a smascherare le mire criminali di un fanatico magnate senza scrupoli che controlla indebitamente la ricerca scientifica, l'informazione, gli studi legali, in pratica tutta la città). Probabilmente nessun attore sarebbe potuto risultare credibile e genuino quanto Tom Hardy, specializzato nel delineare personaggi con più volti, e nell'esaltarne l'umanità con una recitazione sentita e sempre in bilico tra malinconica introspezione e sottile umorismo 
 Per chi conosce il fumetto, digerire un Eddie Brock così addomesticato non è una passeggiata. Per chi non conosca il fumetto, farsi piacere un simile anti-eroe può essere persino più difficile. Ma il film compensa con una generosa e variegata componente narrativa introduttiva, dedicata ai numerosi simbioti in attesa di scatenare ciò che tutti aspettiamo (ed ecco quindi esperimenti orripilanti, cavie umane, una straniante idea fantascientifica di simbioti che vivono o forse viaggiano soltanto su una "cometa", il tema ecologico-ambientale assai realistico ma di cui importa solo al malvagio di turno).
 Giusto per spiazzarci ulteriormente, gli sviluppi un po' paranoici della vicenda (i simbioti sono parassiti con un effetto assai deleterio sugli organismi ospiti) si mescolano a una psicologia non banale dei comprimari, che pongono la solidarietà prima dell'individualismo: la ex fidanzata di Eddie, pur essendo stata tradita, continua a voler aiutare Eddie; il nuovo compagno di lei presta aiuto incondizionatamente a entrambi, senza mai reagire con la territorialità del gorilla che si batte i pugni sul torace (forse sono semplicemente due persone veramente adulte?).

 Quando finalmente Venom si manifesta, lo spettacolo inizia: non c'è una sola scena di battaglia che non sia esaltante (comprese quelle iniziali in cui la creatura si sta ancora adattando a Eddie e si esibisce in stranianti battibecchi), ma l'apice del puro e godurioso divertimento ipercinetico è sicuramente raggiunto prima nella lunga e memorabile sequenza in cui il proto-Venom in motocicletta affronta un esercito di furgoni armati nelle vie della città (compiendo evoluzioni, acrobazie, balzi, capriole, avvitamenti e via sbalordendo, tutti rigorosamente in sella alla moto), e poi naturalmente nell'immancabile scontro finale con un simbiota più grosso, più cattivo e dotato di armamenti venomeschi che rientrano nell'articolazione ragionata della mitologia (pluridecennale) dei simbioti.

 Ne va da sè che anche la psicologia (e la perfetta resa vocale) del simbiota Venom è ottimamente delineata: un misto di brutalità istintiva, astuzia, intelligenza, grottesco umorismo nero e persino umanità. Sì, perchè anche il simbiota (nel suo modo sanguinolento) finisce per prendere qualcosa dalla simbiosi, stabilendo un inatteso e inquietante rapporto non solo con Eddie, ma anche con la sua ex-fidanzata (che risulta gradita a entrambi), cosa che ovviamente in un simile contesto di fusioni corporee e fluidi che permeano gli esseri umani, porta a ogni genere di speculazione per adulti non proprio adatta a un film della Marvel.

 Il rapporto tra Eddie e Venom è ulteriormente approfondito col progredire della loro simbiosi biologica: dalla conflittualità iniziale (Venom vuole controllare totalmente il proprio ospite, sia a livello fisico che mentale), si passa a una mediazione (Venom trova Eddie simpatico, Eddie lo influenza con i concetti di bene e male e gli fa capire la bellezza della Terra) cui fa seguito una doppia separazione, prima voluta da Eddie e poi imposta dagli eventi. Quando finalmente Eddie sceglie deliberatamente di riunirsi a Venom, apparentemente lo fa per sacrificarsi in nome del bene comune (fermare il vero cattivo del film, che ambisce a ricoprire la Terra di simbioti), ma è Venom a darci la giusta chiave di lettura del loro rapporto: l'umano come il simbiota, nelle loro rispettive società, sono dei perdenti; nonostante l'abissale diversità che li separa in superficie, quindi, questi due personaggi si scoprono in realtà molto simili, e su questo terreno comune dell'essere perdenti fanno germinare un rapporto di bizzarra amicizia che va oltre la simbiosi fisica e, simmetricamente, rappresenta anche la loro occasione di riscatto e rinascita.
 E' così che questo film ha successo nel dare origine al "protettore letale", cioè l'evoluzione con cui la Marvel riuscì a rendere Venom protagonista di una propria serie, convertendolo in un Punitore fantascientifico: un vendicatore violentissimo (anche se, onestamente, il film non indulge più di tanto nelle scene di decapitazione da singolo morso, ricorrendo spesso all'ironia nera, e sorvolando sulle cruente conseguenze dei cadaveri) il quale accetta a malapena il crudo codice etico della sua componente umana, e lo coniuga col proprio beffardo istinto, dando vita al caratteristico umorismo nero (alla lettera) del Venom più classico. (Sempre a essere onesti, Venom ci piace anche perchè incarna il desiderio di vendicare certi torti subìti quotidianamente, dal vicino miserabile che spara musica a tutta potenza dallo stereo a ogni ora, fino al teppista che impone il pizzo alla commerciante indifesa).

 Come da tipico film hollywoodiano della Marvel, anche questa pellicola offre un'onesta e scrupolosa regia, una piacevole fotografia dei panorami urbani, una recitazione irritante al passo con le mode, attori rassegnati a ogni genere di manipolazione ideologica, colonna sonora con ampia gamma strumentale e il solito equilibrio tra solennità classica e sonorità moderne in base al contesto.
 E, ovviamente, i siti di critica cinematografica hanno invece stroncato il film, più o meno per gli stessi motivi per cui io l'ho gradito.

 Apparizione d'onore per un astronauta di nome Jameson: è un riferimento al figlio di J. Jonah Jameson, che nei fumetti Marvel è a sua volta un astronauta.
 Scena dopo i titoli di coda: troppo prevedibile, essa annoia esattamente come il personaggio che viene sguaiatamente annunciato per il seguito di questo film (ma si farà mai?).

Nessun commento:

Posta un commento