mercoledì 14 dicembre 2022

The Nice Guys (2016)

 The Nice Guys (2016), diretto da Shane Black e scritto da Anthony Bagarozzi e dallo stesso Shane Black, è una commedia nera statunitense in cui si intrecciano azione, giallo e umorismo.

E' il 1977, e a Los Angeles l'investigatore privato Holland March (Ryan Gosling) e il picchiatore Jackson Healy (Russel Crowe) si scontrano casualmente, mentre il primo indaga sulla scomparsa della pornoattrice Misty Mountain e il secondo deve spaventare chi si è messo sulla pista di una tale Amelia Kuttner. Dopo i primi attriti, i due scoprono che c'è un legame tra il caso del primo e la mandante del secondo, e finiscono per collaborare nel dipanare quello che si rivela essere un intreccio sempre più complesso: dall'ambiente della pornocinematografia risalgono fino ai più alti livelli del Dipartimento di Giustizia, nonché all'ambiente dell'industria automobilistica di Detroit, in un sorprendente carosello di azione, colpi di scena, trovate e rivelazioni che stravolge le loro vite.

Il punto di forza di questo notevole film è la coppia di protagonisti, così radicalmente diversi fra loro (e quindi in costante conflitto) da funzionare meravigliosamente, come è richiesto nel genere cinematografico dei buddy cops, cioè film sulle coppie improbabili ma efficaci di poliziotti, legati da un'amicizia che si nasconde dietro i loro continui screzi. Non a caso, l'autore e regista è quello Shane Black che ha scritto anche il celebre Letal Weapon (1987), in Italia Arma letale. A questo elemento portante si sovrappongono con naturalezza altri strati di una narrazione ispirata, capace di essere brillante un momento, e tetra quello successivo, coinvolgendo con naturalezza le più diverse questioni che tenevano banco negli anni 1970.

Con una sceneggiatura compatta e fluida, che fila come un treno, servita da dialoghi affilati in cui la serietà si alterna al paradosso e a un umorismo che sconfina nel surreale, con momenti memorabili, il film ricostruisce con accuratezza l'epoca e la cultura degli anni 1970 a Los Angeles e, di riflesso, nel resto degli USA metropolitani, citandone le diverse facce in un gioco di richiami e contaminazioni che mescola realtà e finzione, immaginazione e sogno, coinvolgendo persino il personaggio di John Boy della serie televisiva The Waltons (Una famiglia americana), la quale andava per la maggiore all'epoca. Inarrestabile nel descrivere senza condannare apertamente, il film ha in serbo una dose di sberleffi per chiunque e per qualunque cosa, dai vertici delle istituzioni pubbliche a quelle private, giù fino al sottobosco della pornografia e al movimento dei giovani contestatori ecologisti (lasciandoci comunque sospettare che, per quanto confusi, abbiano ragione loro).

Nonostante il cinismo distribuito a piene mani, e il finale amaro della vittoria di Pirro contro una classe dirigente che è troppo avida e famelica per cambiare la propria natura, anche davanti all'evidenza dei danni che causa, il film ha una matrice consolatoria neanche troppo nascosta, che si incarna nella vivace e positiva (ma tutt'altro che perfetta) figlia adolescente dell'investigatore March, il cui apporto alla trama è fondamentale, soprattutto nei momenti comici e umani. Per quanto sconfitti sulla lunga distanza, i protagonisti hanno ottenuto una vittoria temporanea, più simile forse a una tregua che non altro, riscattandoli moralmente agli occhi della ragazzina, e ciò è sufficiente per far ripartire le loro vite.

Il divertimento e il coinvolgimento sono costanti, in questa vicenda che non ha mai un momento di stanca, ma incalza invece lo spettatore con continue evoluzioni narrative, o approfondimenti mirati di sicuro interesse, gestendoli con una regia sorniona, pacata e competente, la cui velocità narrativa è una firma autoriale, ben lontana dall'insensata e stordente frenesia simile al videoclip di cui soffre il montaggio di certi film analoghi.

La trovata surreale più memorabile di tutte, che bisogna sottolineare con forza, è quella relativa a Richard Nixon, presidente degli USA dal 1979 al 1974, famigerato per il sostegno del suo governo  al sanguinoso colpo di stato in Cile e per lo scandalo Watergate: come la serie animata The Simpsons, anche The Nice Guys trova il modo per mettere questo soggetto sottilmente alla berlina dando l'impressione di fare solo umorismo grossolano.

L'efficace alchimia tra i due attori protagonisti, elogiata dalla stragrande maggioranza della critica, è talmente preponderante che mette in ombra gli altri personaggi, eccetto ovviamente Holly March, la ragazzina figlia di Holland interpretata con grinta e varietà di toni da Angourie Rice. Da segnalare un ruolo minore per Kim Basinger, cinica dirigente del Dipartimento della Giustizia e madre snaturata, la quale si ostina a mantenere il suo look storico di fatalona sexy, che alla sua età forse stona un pochetto col ruolo che interpreta (o forse contribuisce invece a stigmatizzare proprio la falsità e l'egoismo di tale personaggio).

Lavorando secondo la stessa filosofia della luminosa regia con le sue ottime ricostruzioni visive degli ambienti e dell'estetica degli anni 1970, la colonna sonora adotta il tono esuberante e spensierato della cultura musicale di quegli anni, e offre numerose citazioni delle colonne sonore di diversi spettacoli televisivi di successo del'epoca. Questa scelta deliberata del compositore John Ottman, che accompagna la duplice caratterizzazione dei protagonisti nel creare un contrasto con il tono nero della trama e degli eventi portanti della narrazione, dimostra quanto il film sia stato felicemente concepito e sviluppato con chiarezza di intenti e armonia degli autori.