lunedì 22 novembre 2021

"Side Effects" (2013) - "Effetti collaterali"

"Side effects" (2013), in Italia "Effetti collaterali", scritto da Scott Z. Burns e diretto dal Steven Soderbergh, è un inquietante film psicologico di tensione, con una struttura gialla occulta, incentrato sul mondo della psichiatria statunitense.
 

Lo psichiatra Jonathan Banks si prende cura di una mancata suicida, Emily Taylor, diagnosticandole una depressione e prescrivendole diversi farmaci, alla ricerca di quello più adatto al suo metabolismo. Il nuovo farmaco Ablixia, richiesto dalla stessa paziente e raccomandato dalla precedente psichiatra della giovane, sembra avere un effetto positivo, almeno finchè Emily non cade vittima di crisi di sonnambulismo e accoltella il proprio marito, reduce dall'aver scontato una pena in progione a causa di un crimine finanziario di insider trading (compravendita di azioni basata su informazioni speculative privilegiate). Per il dottor Banks, questo è l'inizio di un incubo: mentre si scatena la battaglia giuridica per determinare la colpevolezza di Emily, Banks viene ritenuto parzialmente responsabile del delitto, in quanto autore della prescrizione del farmaco; la sua azienda lo scarica, la sua carriera è a un punto morto; la moglie comincia a dubitare di lui, i costi del suo stile di vita diventano insostenibili. Ma, riesaminando il caso, il dottor Banks si accorge che non tutto è come sembra: inizia qui la sua angosciante corsa per divincolarsi dalla rete di inganni e interessi macroeconomici in cui è andato a invischiarsi.

Calato nel mondo della psichiatria statunitense, questo film ne evidenzia l'approccio imperante, che consiste nella soppressione dei sintomi tramite la chimica, piuttosto che nel risalire alle cause del problema. Come è tipico del sistema economico statunitense, il mercato è invaso da prodotti che promettono miracoli, sorvolando sugli effetti collaterali e sul costo della sperimentazione, a cui i cittadini si prestano comunque, convinti come sono che non possano esistere altri metodi di cura. Questo spaccato, agghiacciante per qualunque spettatore esterno alla cultura in questione, serve al regista Soderbergh per interrogarsi sugli aspetti etici e morali di questo approccio: di chi è la responsabilità penale, quando un paziente è vittima di effetti collaterali imprevisti (o considerati rari dell'azienda farmaceutica che produce il farmaco)? Quanto è indipendente e affidabile la Federal Drug Administration, cioè l'ente statunitense che determina la sicurezza dei medicinali immessi sul mercato? Soderberg pone quesiti, evitando accuratamente di dare risposte: con algida indifferenza, sembra limitarsi a descrivere ciò che accade, quando una situazione limite da "effetto collaterale" devasta le vite di tutte le persone coinvolte. Solo la seconda parte del film, che prende una piega molto più rassicurante e convenzionale, rivela che la regia della prima parte ha lavorato su più livelli narrativi: reinterpretando indizi visivi subdolamente ingannevoli, subentra quindi la lettura "gialla" del classico e tradizionale complotto ai danni dell'ignaro protagonista (con rivelazioni che rimandano agli intrighi abitualmente tessuti da Alfred Hitchcock). Nonostante la relativa prevedibilità di questo ribaltamento di prospettiva, l'esecuzione risulta comunqe intrigante, grazie all'interessante caratterizzazione dei personaggi, estranea tanto al manicheismo quanto allo sciovinismo imperante di quest'epoca. Se da una parte c'è un torbido inganno con componente omoerotica che vede le due protagoniste come le vere malvagie di turno (e la terza figura di donna del film, la moglie del protagonista, si rivela ottusamente gelosa e ostile al marito, quasi per partito preso), dall'altra c'è anche un "eroe" che è tutto tranne che tale, dato che per combattere il raggiro di cui è vittima, egli ricorre senza particolari turbamenti ad armi analoghe a quelle delle sue avversarie, violando con indifferenza la propria deontologia (o forse no, sembra suggerire Soderbergh: una violazione deontologica è davvero tale se il paziente si sta solo spacciando per malato, allo scopo di perseguire altri fini?).

La prestazione dell'attrice Rooney Mara, nel ruolo della depressa che affonda nell'ottundimento dei farmaci, è probabilmente la più intensa e convincente, nella prima parte nel film, perchè lavora su due livelli di recitazione racchiusi uno nell'altro. All'opposto, è Jude Law a convincere maggiormente nella seconda parte, delineando la figura di uno psichiatra ragionevolmente onesto, ma che si è comunque integrato nel meccanismo sociale odierno (alla faccia del conoscitore della psiche umana) e si adegua fino a forzare il confine tra lecito e illecito, pur di tutelare se stesso. Enigmatica e accattivante è anche Catherine Zeta-Jones, nel ruolo di una psichiatra autorevole, sicura di sè, ingannevolmente professionale e segretamente spietata. Gli attori si amalgamano bene anche grazie a una narrazione compatta, razionale e competente nel mantenere una costante, ma sottile tensione narrativa, che lo spettatore percepisce solo a livello inconscio, mentre i tasselli della vicenda si presentano uno a uno, con fluida naturalezza mescolata a subdola duplicità di significati.

La regia segue i personaggi con apparente distacco, ma ci inganna sulle vere motivazioni di alcuni di loro, sfumando l'apparente narrazione soggettiva iniziale in una narrazione corale esterna con sottigliezza, tanto che lo spettatore si rende conto solo troppo tardi di aver interpretato male il punto di vista della prima parte del film. La città di New York diventa parte della narrazione, e simboleggia l'enorme e impersonale ragnatela del capitalismo e della farmacopea in cui le vite delle singole persone si muovono, dibattendosi invano alla ricerca di una libertà (e della salute) cui hanno diritto solamente sulla carta e nelle buone intenzioni di chi redasse la Costituzione secoli prima. La componente giallo/nera è utilizzata come scusa per interrogarsi su un argomento complesso che è diventato parte della società, e narrata con la signorilità e il metodo di chi sa come evitare la deriva nel pecoreccio e nel morboso che le situazioni del film offrono a piene mani.