venerdì 25 ottobre 2019

"Godzilla" (2014)

 "Godzilla" (2014), diretto da Gareth Edwards su soggetto di David Callahan, è un film di fantascienza avventurosa del filone dei "mostri", che riavvia narrativamente la saga cinematografica statunitense dell'omonimo mostro di origine giapponese.


 Accattivante e intelligente rilettura ragionata del mito di Godzilla, questo film dimostra il valore e lo studio con cui è stato realizzato sin dal'arguto e felice prologo in cui filmati (veri) degli esperimenti nucleari nel Pacifico degli anni 1950 si mescolano a presunto materiale secretato che appartiene a entrambe le superpotenze dell'epoca (USSR e USA) e che ribalta letteralmente il significato della loro corsa agli armamenti atomici.
 Con un bel ritmo narrativo che regge fino alla fine, la vicenda bilancia il catastrofismo mostruoso e spettacolare con le vite private degli esseri umani coinvolti nella vicenda, mentre l'azione si sposta dalle Filippine a una centrale nucleare giapponese fittizia (apocalitticamente devastata a pochi anni dall'incidente di Fukushima), alle Hawaii, al monte Yucca in Nevada (famigerato deposito delle scorie radioattive USA), fino a San Francisco (teatro dell'epico scontro finale tra Godzilla e i suo avversari).
 Ogni sequenza contribuisce anche allo sviluppo della trama, e all'esposizione dell'articolato scenario scientifico con cui gli autori riescono a rendere credibile non solo l'esistenza di intere specie di mostri (kaiju) in un'epoca geologica remotissima e letalmente radioattiva del pianeta, ma anche il risveglio di alcuni di essi in quest'epoca, dovuto proprio alle attività nucleari dell'umanità (dai sottomarini nucleari degli anni 1950 fino all'ossessiva ricerca moderna di materiale fissile per scopi bellici), argomento ricorrente del film che costituisce un solido aggancio alla "paura atomica" che era il terreno da cui scaturì il concetto originale di Godjira.
 Per una volta, è un sollievo vedere un film hollywoodiano che mette in scena l'esercito (la Marina degli Stati Uniti) senza dover per forza ricorrere a una visione semplicisticamente manicheista, sia essa un militarismo esaltato da registi reazionari oppure un ingenuo pacifismo a tutti i costi capace solo di dipingere i militari come un branco di fanatici privi di cervello. Ciò significa ovviamente mostrare le forze armate USA per quello che sono: una vasta organizzazione, tecnologicamente avanzata, fortemente strutturata, guidata da persone che hanno competenza e umanità, nel bene e nel male, e che agiscono nell'interesse della popolazione.
 Purtroppo questa accortezza non basta per salvarci, almeno questa volta, dai famosi momenti "facciamo questa cosa perchè sì" e "oh cavolo, è venuto fuori un disastro, chi se lo aspettava".
 Prima con gli scienziati che pensano bene di NON distruggere le due larve di mostri perchè vogliono studiarle, e poi col generale che decide di spazzare via i mostri con una bomba nucleare, la quale ovviamente contiene materiale radioattivo e finisce nelle zampe del mostro che ne ha bisogno per deporre le uova.
 Ma non è forse questa un'onesta e realistica descrizione della natura umana, nonchè di ciò che accade nella nostra realtà ogni giorno, senza che nessuno vi si opponga? Non a caso, il film mette in scena una centrale nucleare che viene distrutta da un terremoto, e i depositi di scorie nucleari che nessuno sa come smaltire: due realtà concrete che è stato folle perseguire, ma che nonostante questo esistono.
 Questo approccio funziona sul versante di tutti i protagonisti umani, che non sono superuomini niciani capaci di risolvere ogni cosa, ma esseri umani (appunto) coinvolti in una lotta più grande di loro, e impegnati più che altro ad arginare i danni collaterali. Non a caso, la narrazione è corale e non esiste un effettivo protagonista, nonostante l'attenzione che il film riserva a Ford Brody, il giovane militare figlio dell'unico scienziato che aveva compreso la portata della minaccia dormiente dei mostri, e che effettivamente costituisce un (sofferentemente eroico) modello di abnegazione che svolge fino in fondo il proprio dovere di soldato verso i civili, senza però mai rinunciare alla famiglia a cui vuole riunirsi, e marciando (letteralmente) attraverso ogni genere di avversità per riuscirci (con tanto di idea finale che incredibilmente e credibilmente riesce a dare man forte a Godzilla durante la battaglia finale). Qualcuno potrebbe preferire i personaggi che vanno di moda oggi, cioè quei vacui e cinici bastardi individualisti, guidati solo dall'egoismo, e quindi più "realistici", ma seriamente: sapendo che a tali personaggi sono affidati il nostro futuro e le sorti del mondo, preferiremmo vedere in quel ruolo qualcuno che ci somiglia quando siamo al nostro peggio, oppure qualcuno migliore di noi, guidato da ideali e da coerenza che siano un modello e un esempio a cui tendere per diventare persone decenti?

 Come sceneggiatura e regia si impegnano scrupolosamente per rendere la portata globale ed epocale della riemersione di una biosfera perduta, così gli attori in carne e ossa interpretano con onestà i loro ruoli, conferendo una sensibile umanità a personaggi avventurosi altrimenti abbastanza stereotipati. D'altra parte, come può esistere una simile storia di fantascienza senza il giovane soldato (Aaron Taylor-Johnson) dal grande cuore che riesce stoicamente ad anteporre il dovere di aiutare i civili al proprio interesse, ma non rinuncia neppure per un istante a ritrovare i propri cari? E si può forse fare a meno dell'eccentrico scienzato giapponese (l'immancabile Ken Watanabe) che per tutta la vita aveva previsto una catastrofe, venendo sistematicamente sbeffeggiato dalla "scienza ufficiale", e che muore proprio assistendo al realizzarsi delle sue fosche profezie?

 La solenne e inquietante colonna sonora attinge a un'ampia gamma di sonorità orchestrali per rendere con impetuosa efficacia l'argomento principe del film, e cioè la sinistra potenza di Godzilla, un'entità che non è colossale solo per la sua stazza, ma anche perchè rappresenta un intero ecosistema sconosciuto all'uomo, ignaro di concetti come bene e male. E' il giusto contraltare di una fotografia che alterna foschi panorami notturni a scene in pieno sole (come nel deserto di Yucca), le quali risultano comunque venate da una tinta tenebrosa, coerentemente con l'atmosfera di sottile terrore primordiale che permea l'intera pellicola.

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