martedì 18 gennaio 2022

"Lights Out" (2016) - "Terrore nel buio"

"Lights Out" (2016)
, in Italia "Terrore nel buio", scritto e diretto da David F. Sandberg, è un film dell'orrore statunitense basato sull'omonimo film breve svedese del 2013, realizzato in toto dallo stesso Sandberg.

Ricalcando il canovaccio del film A Nightmare on Elm Street (in Italia Nightmare - Dal profondo della notte), Lights Out è la vicenda di una testarda ragazza che vuole salvare il fratellino da una persecuzione maligna soprannaturale che affonda le radici nel passato della sua stessa famiglia.
La differenza principale con Nightmare sta probabilmente nel fatto che la protagonista, questa volta, vive di rendita ed è tutto sommato inutile: per quanto dipinta come una giovane tosta e indipendente, con un fidanzato amorevole e decorativo che lei tratta come un cane da compagnia, nei momenti cruciali è sempre l'operato di qualcun altro a darle soccorso (la storia della maledizione è stata documentata dal defunto patrigno; la Polizia per liberarla dalla cantina viene chiamata dal fidanzato; l'esortazione ad affrontare il mostro per non lasciare la madre in sua balia viene dal fratellino; il mostro viene sconfitto dalla madre).
La trovata orrorifica di Lights Out, al pari di quella di Nightmare, è brillante e terrificante: il mostro può muoversi solo nelle zone di buio (o penombra), ma non viene ucciso dalla luce, semplicemente sparisce per ricomparire non appena torna il buio; memorabile e agghiacciante è la sua prima comparsa, con avanzata implacabile, all'alternarsi dello spegnimento e accensione della luce in un magazzino di una azienda tessile.
La risoluzione lascia in sospeso l'argomento della vera natura e origine del mostro: qualcuno ha voluto intraprendere la strada psicanalitica, lamentandosi della grossolanità della stessa, nonchè delle implicazioni discutibili eccetera; tuttavia, questa interpretazione trascura i fondamentali elementi soprannaturali e paranormali che caratterizzano la prima incarnazione "umana" del mostro, nonchè la sua morte "impossibile" e soprattutto il suo nome; ques'ultimo, Diana, è riconducibile alla dea lunare Greco-Romana, da cui deriva l'ovvia contrapposizione buio-luce solare, ma è un errore fermarsi superficialmente a questa annotazione, perchè Diana/Artemide è anche la dea dai tre volti, tra i quali si manifesta anche l'infernale e terribile Ecate, signora della magia, degli incroci, dei demoni e dell'oscurità. Il comportamento del mostro, inoltre, è feroce, ma anche possesssivo e semplicistico, come quello di una bambina: anche in questo caso, entra in gioco la lettura mitologica, perchè la triplice natura di Diana/Artemide conferisce alla dea tre nature, e cioè quella di vecchia, di donna e di bambina.
 
Il comparto registico è solido e competente, chiaramente esperto di come muovere le telecamere per narrare questo genere di storia, concedendo il giusto spazio ai personaggi e agli ambienti convenzionali, resi facilmente spaventosi grazie alla sola assenza di luce; è ottima la resa dell'archetipa scena onirica della presenza spaventosa a pochi passi dal nostro letto; è invece meno apprezzabile il ricorso agli assordanti e improvvisi effetti sonori per spaventare lo spettatore (soprattutto perchè non servono).
 
Non esiste una colonna sonora degna di questo nome, poichè la narrazione richiede soprattutto rumori e silenzi.
 
Il reparto degli attori, tutti abbastanza ignoti, è a sua volta in linea con la tradizione non eccelsa di questo genere di film dell'orrore: un eventuale talento recitativo difficilmente può emergere e farsi notare, considerando i personaggi convenzionali e schematici a cui gli attori devono dare vita.
Discorso leggermente diverso, probabilmente, per il bambino Martin (Gabriel Bateman), che batte la sorella Rebecca (Teresa Palmer) in quanto a resa del carattere del personaggio. Sarà forse perchè la sceneggiatura riesce solo nel suo caso a conferire una patina di vera tempra, resistenza e indipendenza (soprattutto perchè a lui del mostro importa poco; quello che veramente vuole è dormire, invece che essere importunato da orrende donne egocentriche e moleste; come non capirlo).


venerdì 7 gennaio 2022

"The Addams Family" (2019) - "La famiglia Addams"

"The Addams Family" (2019), in Italia "La famiglia Addams", è un film d'animazione computerizzata basato sui personaggi creati dal fumettista Charles Addams negli anni 1930. 

Questo curato film è un'alternanza di felicissimo umorismo nero e melassa dei sentimenti, con battute e trovate grafiche molto divertenti, ma che vanno in calare col progredire della trama (fortemente satirica nei confronti dei mostri moderni: i reality show, le persone omologate dalla cultura dell'economia consumistica e dell'apparenza, i telefonini e le chat) fino a un finale in cui lo scontro tanto atteso viene smorzato, edulcorato, sviato e soffocato, in un'anticlimatica conciliazione in cui di colpo nessuno è più responsabile di nulla, non importa quanto fosse spregevole un momento prima.

La morale è, ovviamente, che gli Addams sono "mostri" esattamente quanto i "normali" che li vogliono scacciare (i "normali" in questione sono il prodotto della peggior cultura capitalistica ed individualista statunitense): purtroppo, la sequenza in cui viene presentata è tutto tranne che catartica, sempre per la succitata esigenza di smussare ogni asperità e non turbare nessuno.

La grande attenzione riservata ai problemi adolescenziali di Mercoledì e Pugsley oscilla a sua volta tra grandi trovate (la vivisezione della rana a scuola viene scambiata per un esperimento alla Frankenstein) e banalità stranote (Mercoledì attraversa la fase di ribellione ai genitori e fa amicizia con una "normale"; Pugsley è "diverso" e non ha il talento acrobatico dei suoi parenti per la mazurka della sciabola), con il sopravvento di queste ultime (e vale la pena di notare che Pugsley non riesce veramente a salvare la famiglia, nonostante le cervellotiche scene spettacolati in cui ferma gli attacchi alla casa degli Addams; è Mercoledì la vera eroina, solo perchè ha avuto un'idea banalissima che bizzaramente nessun altro membro della famiglia ha avuto).

Di cosenguenza, l'attenzione dello spettatore cala progressivamente: dal serrato e travolgente divertimento iniziale si passa dopo circa tre quarti d'ora a una fruizione rassegnatamente annoiata di sviluppi prevedibili, a cui segue la speranza che si venga in fretta al dunque per chiudere la faccenda senza troppi epiloghi.

La qualità dell'animazione è (immancabilmente) notevole, ed è interessante che l'immaginario grafico a cui sia attinge per i personaggi sia proprio quello originale delle strisce a fumetti di Charles Addams. Il famoso telefilm del 1964 viene doverosamente citato (specialmente nella sequenza di Lurch e Mano al pianoforte), ma è tutt'altro che preponderante.