venerdì 18 ottobre 2019

"The Pyramid" (2014) - La piramide

 "The Pyramid" (2014), in Italia "La piramide", diretto da Grégory Levasseuer su sceneggiatura di Daniel Meersand e Nick Simon, è un film dell'orrore che sfrutta ancora una volta lo stra-abusato filone archeologico egizio, mettendo gradevolmente in scena tutti gli stereotipi classici e moderni per fornire un'ora e mezza di piacevole intrattenimento con emozioni fasulle che però ci spingono a stare al gioco.


(Oppure: e se il mostro di "Alien" fosse vissuto nell'Antico Egitto?)

 Da un lato, abbiamo: una Piramide a tre facce del tutto sepolta dalle sabbie, un labirinto semi-iniziatico, le creature feline spaventose, una divinità ctonia in attesa del sacrificio.
 Dall'altro, abbiamo: gran parte del film basata sui filmati soggettivi delle onnipresenti telecamere, anche se alla fine il regista rinuncia a questo asfissiante e obsoleto trucchetto; un gruppo di personaggi che è la fiera dei luoghi comuni, con il padre archeologo ostile alle novità, la figlia archeologa incredibilmente bella e intelligente e volitiva che riesce per miracolo a ferire il mostro, la donna cronista virile e determinata che bullizza tutti, l'uomo della telecamera che ha paura e piange,  ma alla fine è l'unico a sfoderare gli attributi e ad affrontare il mostro; le citazioni cinematografiche un po' dozzinali nella loro pretenziosità; il tentativo di creare suspence a tutti i costi; l'intenzione di spaventare lo spettatore con improvvisi rumoracci assordanti (per fortuna il regista è il primo a stancarsene).

 La psicologia dei personaggi, oltre che basata su tipi convenzionali, è tagliata con l'accetta, e le loro isteriche interazioni sono molto semplicistiche, come è tipico di questi film di "sopravvivenza", dove contano più l'atmosfera claustrofobica, il mistero del labirinto dove si declinano minacce classiche (il corridoio che si riempie di sabbia) e altre più moderne (le varie creature sono in formato digitale).

 Per i fan di Martin Mystère e della storia occulta che non viene insegnata a scuola, gli sceneggiatori hanno cura di titillarci con l'ipotesi (vana) che la piramide sia quella di Akhenaton (faraone che impose un culto solare monolatrico, anticipando il monoteismo ebraico rappresentato da sacerdoti con un nome egizio quale Mhosis), per mettere in scena un po' di simbologia spicciola (i cani randagi che abbaiano contro chi sta per aprire la prigione di Anubi), per raccontarci che la piramide è così antica da precedere tutte le altre, e per mostrarci infine una parete mobile che su un lato mostra sculture egizie, e sull'altro mostra invece bassorilievi in stile sconosciuto, forse appartenenti a una civiltà ancora più antica.
 Come se non bastasse, fanno capolino anche i resti mummificati di un Massone giunto fin lì nel tardo 1800.
 Ce n'è quindi per sbizzarrirsi nel creare un impianto narrativo storico-mitologico degno delle migliori avventure mysteriane, se non fosse che questo è un film dell'orrore in cui contano maggiormente le morti dei protagonisti, tutte più o meno atroci, finchè non si giunge al rituale culminante della religione egizia: il giudizio di Anubi, dio dell'oltretomba che strappa il cuore dei defunti (o dei vivi) per pesarlo sulla bilancia e vedere se esso sia puro, cioè più leggero di una piuma di Maat, dea della verità. E' probabilmente questa la rivelazione più interessante del film: gli dei egizi esistono in forma fisica, sono immortali, e hanno vissuto davvero le vicende tramandate dal mito; il feroce Anubi, incapace di trascendere come fecero Osiride e gli altri, fu quindi imprigionato in quella piramide dagli stessi Antichi Egizi, che non ne potevano più di offrirgli sacrifici umani.

 Forse per compensarci della non eccelsa qualità dei dialoghi e della trama, il film si conclude con un finale "non consolatorio" (come direbbe Umberto Eco), lasciandoci un po' sulle spine riguardo a cosa accadrà adesso, ma soddisfacendo il nostro gusto di criticoni che non si aspettano certo che Anubi sia sconfitto da un taglietto alla gola e dall'assalto di un po' di gatti Sfinge famelici (avete presente Catwoman nel film "Batman Returns" del 1998?).

 Da notare che gli omaggi cinematografici al genere archeologico si spingono forse ad ammiccare a Indiana Jones, ma soprattutto a scimmiottare "Alien", prima con le indecifrabili creature che corrono velocissime nei cunicoli e aggrediscono quando non te l'aspetti, e poi con Anubi stesso che alita sulla nostra bellissima archeologa bionda.

 Sicuramente per caso, il film scimmiotta anche le idee e parte del finale del coevo "As Above, So Below" (in italiano "Necropolis - La città dei morti"), senza però riuscire a imitarne l'approccio decisamente più approfondito all'occultismo misterico ("As Above, So Below" si occupa di alchimia nei labirinti sotterranei di Parigi, e l'alchimia può essere fatta risalire ai culti misterici di Grecia ed Egitto, scaturiti a loro volta dagli insegnamenti del dio Thot, per cui tutto torna: se volete dare un senso a "The Pyramid", guardatevi anche "As Above, So Below").

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