"The Pyramid" (2014), in Italia "La piramide", diretto da Grégory Levasseuer su sceneggiatura di Daniel Meersand e Nick Simon, è un film dell'orrore che sfrutta ancora una volta lo stra-abusato filone archeologico egizio, mettendo gradevolmente in scena tutti gli stereotipi classici e moderni per fornire un'ora e mezza di piacevole intrattenimento con emozioni fasulle che però ci spingono a stare al gioco.
(Oppure: e se il mostro di "Alien" fosse vissuto nell'Antico Egitto?)
Da un lato, abbiamo: una Piramide a tre facce del
tutto sepolta dalle sabbie, un labirinto semi-iniziatico, le creature
feline spaventose, una divinità ctonia in attesa del sacrificio.
Dall'altro, abbiamo: gran parte del film basata sui filmati soggettivi
delle onnipresenti telecamere, anche se alla fine il regista rinuncia a
questo asfissiante e obsoleto trucchetto; un gruppo di personaggi che è
la fiera dei luoghi comuni, con il padre archeologo ostile alle novità,
la figlia archeologa incredibilmente bella e intelligente e volitiva che
riesce per miracolo a ferire il mostro, la donna cronista virile e
determinata che bullizza tutti, l'uomo della telecamera che ha paura e
piange, ma alla fine è l'unico a sfoderare gli attributi e ad affrontare
il mostro; le citazioni cinematografiche un po' dozzinali nella loro pretenziosità; il tentativo di creare suspence a tutti i costi; l'intenzione di spaventare lo spettatore con improvvisi rumoracci assordanti (per fortuna il regista è il primo a stancarsene).
La psicologia dei personaggi, oltre che basata su tipi convenzionali, è tagliata con l'accetta, e
le loro isteriche interazioni sono molto semplicistiche, come è tipico
di questi film di "sopravvivenza", dove contano più l'atmosfera
claustrofobica, il mistero del labirinto dove si declinano minacce
classiche (il corridoio che si riempie di sabbia) e altre più moderne
(le varie creature sono in formato digitale).
Per i fan di Martin Mystère e della storia occulta che non
viene insegnata a scuola, gli sceneggiatori hanno cura di titillarci con
l'ipotesi (vana) che la piramide sia quella di Akhenaton (faraone che
impose un culto solare monolatrico, anticipando il monoteismo ebraico
rappresentato da sacerdoti con un nome egizio quale Mhosis), per mettere
in scena un po' di simbologia spicciola (i cani randagi che abbaiano
contro chi sta per aprire la prigione di Anubi), per raccontarci che la
piramide è così antica da precedere tutte le altre, e per mostrarci
infine una parete mobile che su un lato mostra sculture egizie, e
sull'altro mostra invece bassorilievi in stile sconosciuto, forse
appartenenti a una civiltà ancora più antica.
Come se non bastasse,
fanno capolino anche i resti mummificati di un Massone giunto fin lì nel
tardo 1800.
Ce n'è quindi per sbizzarrirsi nel creare un impianto
narrativo storico-mitologico degno delle migliori avventure mysteriane,
se non fosse che questo è un film dell'orrore in cui contano
maggiormente le morti dei protagonisti, tutte più o meno atroci, finchè
non si giunge al rituale culminante della religione egizia: il giudizio
di Anubi, dio dell'oltretomba che strappa il cuore dei defunti (o dei
vivi) per pesarlo sulla bilancia e vedere se esso sia puro, cioè più
leggero di una piuma di Maat, dea della verità. E' probabilmente questa
la rivelazione più interessante del film: gli dei egizi esistono in
forma fisica, sono immortali, e hanno vissuto davvero le vicende
tramandate dal mito; il feroce Anubi, incapace di trascendere come
fecero Osiride e gli altri, fu quindi imprigionato in quella piramide
dagli stessi Antichi Egizi, che non ne potevano più di offrirgli
sacrifici umani.
Forse per compensarci della non eccelsa qualità dei
dialoghi e della trama, il film si conclude con un finale "non
consolatorio" (come direbbe Umberto Eco), lasciandoci un po' sulle spine
riguardo a cosa accadrà adesso, ma soddisfacendo il nostro gusto di
criticoni che non si aspettano certo che Anubi sia sconfitto da un
taglietto alla gola e dall'assalto di un po' di gatti Sfinge famelici
(avete presente Catwoman nel film "Batman Returns" del 1998?).
Da notare che gli
omaggi cinematografici al genere archeologico si spingono forse ad
ammiccare a Indiana Jones, ma soprattutto a scimmiottare "Alien", prima
con le indecifrabili creature che corrono velocissime nei cunicoli e
aggrediscono quando non te l'aspetti, e poi con Anubi stesso che alita
sulla nostra bellissima archeologa bionda.
Sicuramente per caso, il
film scimmiotta anche le idee e parte del finale del coevo "As Above,
So Below" (in italiano "Necropolis - La città dei morti"), senza però
riuscire a imitarne l'approccio decisamente più approfondito
all'occultismo misterico ("As Above, So Below" si occupa di alchimia nei
labirinti sotterranei di Parigi, e l'alchimia può essere fatta risalire
ai culti misterici di Grecia ed Egitto, scaturiti a loro volta dagli
insegnamenti del dio Thot, per cui tutto torna: se volete dare un senso a
"The Pyramid", guardatevi anche "As Above, So Below").
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