venerdì 11 ottobre 2019

"Revolutionary Road" (2008)

 "Revolutionary Road" (2008) è uno psicodramma incentrato su una coppia della classe media USA che da giovane coltiva grandi ambizioni cui non riesce a dare forma, finchè non si lascia poi sopraffare dagli eventi della vita, fino a cedere al conformismo dei suoi simili (due figli, lei casalinga, lui impiegato anonimo e pendolare, una bella e linda casa a due piani con giardino, situata in una elegante via dell'elegante periferia urbana) che però tenta disperatamente di negare, fino a giungere a un tragico epilogo.

Scheda di "Revolutionary Road" su wikipedia

 Con una sceneggiatura elegante e intelligente, con dialoghi chirurgici nella loro limpida chiarezza ed efficacia in cui ogni parola è accuratamente calibrata e ogni frase è misurata in modo che i personaggi dicano esattamente ciò che serve (non una parola di più e non una parola di meno), e infine con una regia che sa essere distaccatamente partecipe come il cauto bisturi di un patologo, questo complesso e misconosciuto film mette in scena l'elaborata caratterizzazione dei due protagonisti, svelandola progressivamente, man mano che le personalità dei due si scontrano e si mettono reciprocamente a nudo. La narrazione è sottilmente ciclica, nel riproporre in crescendo gli scontri tra lui e lei, ed evidenzia ogni volta diverse sfaccettature della loro natura, scavando metodicamente e freddamente, procedendo con con logica coerenza mentre sfida il perimetro delle loro relazioni con il resto dell'umanità (i vicini, i colleghi, i figli, i pezzi grossi dell'azienda, il matematico matto), esplorando ogni volta angoli sconosciuti dei due coniugi, espandendo quanto rivelato fino a quel momento, e costruendo con spietata inesorabilità la "trappola" in cui lui e lei si stanno cacciando.

 La critica (o comunque la cruda descrizione) del conformismo della citata classe media è considerata la chiave di lettura di questa vicenda: a parole, i due protagonisti sembrano considerarsi migliori dei loro pari, nonchè desiderosi di dimostrarlo tramite il rifiuto (verbale) del convenzionalismo che li ha ingoiati. Ma, in ultima analisi, persino questa si rivela una mera facciata: il motore delle loro (distruttive) azioni, infatti, pare essere solo una conseguenza marginale del detto conformismo da cui sono afflitti, e di cui nessuna delle altre "vittime" della classe media sembra rendersi conto, e cioè la banale noia di vivere. In questo senso, il film riesce a essere ancora più universale nella sua analisi, valida per gli USA degli anni 1950 come per la società occidentale di oggi.

 La curata regia, lontana da ogni pudore ma anche da qualunque forma di sensazionalismo (come dimostra l'intensa e sconvolgente scena finale in cui lei si chiude in bagno per compiere un definitivo atto di liberazione che però allo spettatore non deve essere tanto mostrato quanto implicato), lavora implacabilmente nel seguire senza sosta le vite private dei personaggi, seppure procedendo così "in punta di piedi" da sembrare invisibile.

 In una efficace armonia d'intenti con la detta regia, nonchè la ricercata scrittura, anche la colonna sonora contribuisce all'opprimente (ma impalpabile) atmosfera di omologazione che pervade tutto il film: come le architetture, i paesaggi, le case, gli arredi degli interni, gli uffici, i pendolari dei treni e via dicendo, così anche il tema principale delle musiche è un accordo che si ripete ciclicamente, semplice e diretto, ma anche sempre più ossessivo, e la sua deliberata piattezza esalta con incisività l'esplodere delle scene madri in cui le pulsioni represse dei personaggi si scatenano, collidendo in scontri verbali di grande intensità (e paradossalmente, di grande compostezza e lucidità).

 La pellicola si avvale di due attori che sono ormai celebrità affermate, e che tornano a lavorare insieme ad anni di distanza dal film che li ha resi celebri ("Titanic", naturalmente, e loro sono Leonardo DiCaprio e Kate Winslett): rodati ed esperti, funzionano insieme come ingranaggi ben oliati, nel declinare tutte le sfumature delle pulsioni segrete o palesi dei coniugi imprigionati in una trappola di amore disperato, noia, repulsione, incapacità di relazionarsi, impossibilità di aprirsi, e sogni senza speranza tramutatisi in incubi. Da segnalare anche Kathy Bates, qui alle prese col personaggio della venditrice di casa tutta smorfie e carinerie, tanto entusiasta dei brillantissimi Wheeler finchè si adattano agli standard della classe media, quanto velenosa nel declassarli a gentaglia dopo il disastro che li travolge.

 Quando si giunge alla fine di questo intenso e imprevedibile viaggio, non si resta spiazzati dalla tragedia, perchè preannunciata: sin dall'inizio del film, infatti, si percepisce un doloroso presagio, annidato nei dialoghi e nei silenzi e nella tensione onnipresente tra lui e lei (anche quando uno dei due è assente). Ciò che davvero ci colpisce, invece, è il senso di desolazione nell'osservare le macerie (non solo metaforiche) che costellano il panorama, dopo il catastrofico crollo del matrimonio dei coniugi Wheeler; e col sipario di deliberato silenzio che l'ultimo personaggio fa calare sulle chiacchiere velenose e conformiste dei vicini che sorgono in seguito alla tragedia di Wheeler, come a riempire il vuoto che si è creato con una barriera di negazione del dolore, nella nostra mente nasce il desiderio di ripercorrere con la memoria questa vicenda, cercando di comprenderne i meccanismi, le omissioni, i segreti, e tutto ciò che essa ci ha detto sul dolore dell'animo umano che non riesce a comunicare e non osa esprimersi.

 La recensione finisce qui, ma per chi se la sente, ecco di seguito anche un riesame (da leggere solo dopo aver visto il film) delle dinamiche che interconnettono i coniugi Wheeler.

 Le dinamiche dei coniugi  Wheeler

 I due si sono mentiti reciprocamente sin dall'inizio: lui vantava grandi (ma fumose) aspirazioni a parole, ed è finito a lavorare nella stessa azienda del padre, svolgendo una mansione commerciale che dice di detestare (ma gestisce benissimo, sebbene nessuno glielo riconosca, a partire da lui stessi); lei nutriva aspirazioni di grandezza ben precise (diventare un'attrice), ma si è scoperta totalmente priva di talento, e pur diventando rassegnatamente madre di figli che non voleva e che forse non ama, continua a nutrire l'illogica e segreta speranza di rifarsi una vita a Parigi.

 Lui ama la moglie in maniera intensa e cieca, ed è sempre disposto a sostenerla, anche mentendo, quando la vede in crisi a causa delle frustrazioni che la divorano, ed è così innamorato da non accorgersi come lei respinga ostilmente ogni suo tentativo di aiutarla, deformandolo in un assalto verbale. Lui reagisce al rifiuto con un'ira che minaccia di divenire violenza fisica, ma ha sempre la forza di frenarla, e cerca sfogo alla propria noia esistenziale con scappatelle con le colleghe.

 Lei, sempre più ossessionata dal desiderio di fuggire dalla classe media, lo manipola e gli mente spudoratamente, illudendolo di parlare nel suo interesse, convincendolo di essere destinato a grandi cose, assicurandogli di avere chissà quale enorme potenziale (dopo aver ignorato deliberatamente i veri talenti che lui possiede e utilizza sul lavoro per indebolirlo psicologicamente), offrendosi di mantenerlo negli studi con un fantasioso lavoro da segretaria alla NATO "o simili" se solo la famiglia si trasferirà a Parigi.

 Eppure, questa coppia è popolare, stimata, apprezzata, colta. Tutti i loro vicini li approvano, adorano e desiderando. Eppure neanche questo non basta.

 L'unico a comprendere e condividere il loro desiderio di fuga (in realtà solo di lei, perchè lui si fa piacere questa per amore) è il figlio di una vicina, ex-matematico internato in una casa di cura psichiatrica e rovinato da troppi elettroshock: privo dei filtri dettati dal conformismo che bloccano tutti gli altri vicini di casa, il matematico matto svolge la funzione dei giullari alla corte dei re, e cioè dice la verità, prima apprezzando la loro volontà di fuga dalla "vuota disperazione" delle loro vite da classe media (che solo loro due hanno l'audacia di definire "disperazione", perchè la gente comune si limita a riconoscere il "vuoto"), e poi scoprendo i loro veri volti. Quello debole e timoroso di lui (che a fronte di un terzo figlio in arrivo sceglie la sicurezza economica di una carriera lavorativa diversa dai suoi indefiniti sogni), e quello spietato e fanatico di lei (che pur di liberarsi del terzo figlio, il quale incarna tutti i vincoli che le impediscono di "andare a Parigi", cioè di realizzarsi, ricorre a un aborto clandestino tardivo che finisce in tragedia).

 E' la debolezza di lui, che pur tenta ogni genere di approccio, a segnare il destino di lei? E' l'intransigenza fanatica con cui lei lo respinge nei momenti in cui dovrebbe fidarsi di lui, a rovinarla?

 Lui, nel suo furore verbale che deriva da un'antiquata mentalità "patriarcale", è anche sempre pronto a cercare soluzioni moderne nell'interesse di lei, non solo accettando l'implausibile idea di essere mantenuto all'estero pur di assecondarla, ma anche offrendole la possibilità di sottoporsi a cure psichiatriche pur di guarirla e averla ancora accanto: il film non rivela se lei accetti o meno questa strada, ma lascia intendere che lei sia troppo ostile per considerarla, e lui troppo debole per andare fino in fondo coi propri propositi (e, guarda caso, lei lo accusa ripetutamente di essere solo capace di parlare senza sosta, facendone un difetto di lui; ma è questo difetto che permette a lei di manipolarlo, e che garantisce a lui una vita lavorativa tranquilla e addirittura la promessa di una danarosa carriera).

 Più dei feroci litigi, più delle minacce di violenza, più persino della straziate sequenza silenziosa del folle aborto oltre il tempo massimo, può però la scena della colazione finale dei coniugi Wheeler, in cui lei recita la parte dell'amorevole e perfetta moglie ideale, dopo le terribili sfuriate della sera prima: ancora una volta, si ripropone lo schema in cui lei finge per manipolare il marito, il quale "abbocca" in quanto vittima della propria debolezza e del desiderio di vedere ricambiato il proprio amore.
 L'amara e tragica ironia di questa scena sta nel fatto che se lei avesse saputo incitare lui a vedere il valore del proprio lavoro sin dal'inizio del matrimonio, lo avrebbe liberato da quell'insicurezza che lo ha fatto sprofondare nel conformismo, liberando di conseguenza anche se stessa dalla schiavitù dei figli non desiderati e della casa sprofondata nel limbo della periferia urbana.

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