venerdì 11 ottobre 2019

"The Drop" (2014) - "Chi è senza colpa"

 "The Drop" (2014), in Italia "Chi è senza colpa", è un film nero diretto da Michaël R. Roskam e  tratto dal racconto "Animal Rescue" dello stesso sceneggiatore Dennis Lehane, ambientato nel quartiere di Brooklyn di New York: tra sporcizia, mafia cecena, criminali da quattro soldi e psicopatici, alcuni "perdenti" cercano di sopravvivere in maniera dignitosa, affardellati anche dai propri segreti.


 A parte la curata fattura della regia e della sceneggiatura, generosa di dialoghi tanto asciutti quanto eleganti nel loro rivelare tutto senza dire quasi mai nulla apertamente, il film colpisce e affascina per la profonda umanità dolente che caratterizza i personaggi: non solo i protagonisti (per i quali parteggiamo subito, per quanto siano palesemente "perdenti"), ma anche i comprimari, dal ceceno che gestisce il racket al vero "cattivo" della vicenda (che a sua volta è travolto da un finale che lo rende una nullità come tutti quanti, ispirandoci compassione).

 La caratterizzazione accurata è uno dei fondamenti della narrazione di questo film, che sacrifica totalmente l'azione e la spettacolarità a favore dell'esplorazione psicologica, dell'interazione tra le persone, della costruzione di una trama solida ed estremamente classica: i colpi di scena del finale sono infatti noti ai cultori del genere "noir", e anche lo spettatore meno esperto intuisce a un certo punto quale svolta prenderà il film, ma a compiacerci non è tanto l'originalità, quanto la perizia e l'eleganza con cui la rivelazione è confezionata.

  Nota per l'ultima apparizione di James Gandolfini (nel ruolo di un amareggiato barista che compie scelte rassegnatamente disperate), questa pellicola gode dell'ottima prestazione di Tom Hardy, che si trova estremamente a suo agio nell'impersonare un "bonaccione" imbranato e gentile che si prende cura di un cucciolo di pitbull ferito (fortemente simbolico dell'innocenza che manca agli esseri umani), affascina una problematica vicina (Noomi Rapace) e si destreggia tra clienti del bar, mafiosi, ex fidanzati squilibrati, tradimenti e omicidi sepolti da anni.

 Per cogliere lo spessore del personaggio e l'intensità della sua malinconica caratterizzazione, la visione in lingua originale è (non dirò obbligatoria ma) di certo consigliatissima, così da poter gustare la voce spezzata e quasi farfugliante, la "r" leggermente blesa e l'intima afflizione di quello che, nella sua vita di perdente e un antieroe, diventa infine l'archetipo dell'eroe romantico e maledetto (come d'altra parte promette l'umile introduzione in prima persona, già intrisa di un tono segretamente epico), regalandoci un finale sorprendentemente consolatorio, in mezzo a tanta violenza, disperazione, crimine e degrado.

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