martedì 3 agosto 2021

"Spiders 3D" (2012)

"Spiders 3D" (2012), scritto e diretto dall'ungherese Tibor Tackas, è un imbarazzante ibrido cinematografico di orrore, thriller, fantascienza e comicità involontaria (che non è che migliora con gli occhialini per vederlo in tre dimensioni).

 
Un modulo di una vecchia stazione orbitale sovietica si stacca e precipita sulla Terra, finendo nella metropolitana di New York. Mentre un responsabile del movimento della metropolitana (Patrick Muldoon) e una rappresentante del dipartimento sanitario cittadino (Christa Campbell) discutono sull'opportunità di riaprire o meno quel tratto della metropolitana, un ragnetto si aggira indisturbato, mordendo persone e deponendo uova nei loro corpi. Unico sopravvissuto alla caduta, il ragno è anche uno dei tanti abitanti della stazione orbitale, che hanno sterminato l'equipaggio sovietico chissà quanti anni fa e sono comunqe sopravvissuti fino a oggi.
L'autopsia del primo cadavere fa  finire nelle mani di Muldoon l'unico uovo di "regina" depositato dal ragnetto, mentre nella metropolitana i ragni maschi si moltiplicano, riproducendosi nei corpi dei senza tetto, causando intanto una fuga di ratti.
L'Esercito interviene, in compagnia di un consulente russo che è proprio lo scienzato che diede inizio a questo esperimento ai tempi dell'Unione Sovietica, ibridando i ragni col DNA di una forma di vita trovata a bordo di un vascello spaziale scoperto molti anni prima sotto ghiacci. Lo scopo dell'esperimento era produrre un polimero indistruttibile e leggerissimo capace di rivoluzionare l'industria. L'Esercito statunitense, guidato da un ambizioso e spietato generale, vuole questo polimero, e usando la scusa di un virus fuori controllo, dichiara una quarantena e trasforma quindi l'intero quartiere in un laboratorio per favorire la nascita della regina. Muldoon e Campbell, che guarda caso sono anche marito e moglie in procinto di divorziare, con tanto di figlioletta che si sente trascurata, abitano proprio in quel quartiere, e la figlia finisce con l'essere chiusa in casa in quarantena per aver avuto contatti con l'uovo di regina. Ovviamente questi ragni ibridi si dimostrano inaspettatamente imprevedibili e sfuggono al controllo della scienza e della forza militare: in presenza di gravità, crescono di dimensioni, fino alla taglia di una mucca, e ben presto decidono di non voler restare chiusi nella metropolitana, ma di voler visitare il quartiere e sventrare gli indigeni, iniziando dai soldati semplici che sono del tutto impreparati a gestirli, a causa dell'incapacità dell'Esercito nell'immaginare un simile scenario.

Anche se la logica, la biologia e la scienza in generale soffrono orribilmente nell'ascoltare le premesse "realistiche" con cui si vuole giustificare il film, lo spettatore sorvola amabilmente, perchè vuole godersi l'orrore viscerale, primordiale e repellente che le invasioni di aracnidi provocano istintivamente nell'essere umano e che hanno fatto la fortuna di numerosi filmacci incentrati sullo stesso tema. Eppure, sembra proprio che il regista faccia di tutto per impedirlo, esponendoci con feroce metodicità alla fiera di tutti i luoghi comuni possibili, dal generale fanatico allo scienziato ossessionato che però non è disumano, dalla famiglia con problemi al genitore che la vuole proteggere, dall'Esercito autoritario ma incapace al singolo cittadino che prende l'iniziativa e salva capra e cavoli. 
 
Lo spettatore, stoico, sorvola anche su questi dettagli, e persiste masochisticamente nella visione, intenzionato a godersi comunque il raccapriccio degli aracnidi che sciamano tra i palazzi deserti. Purtroppo, man mano che aumentano di dimensioni e diventano più mostruosi, i ragni diventano sempre meno credibili, e la grafica computerizzata, che già non riusciva a essere troppo convincente coi ragnetti ma se la cavava con le inquadrature frenetiche e vorticose, perde altri colpi. Ancor meno credibile è la colossale fortuna con cui Muldoon ammazza questi ragni usando un muletto (!) e tutta la sua famiglia riesce a sfuggire a queste bestie, mentre i soldati armati di tutto punto vengono immancabilmente sterminati in gruppo (e nessuno ha pensato di dotarli di un lanciafiamme). La logica latita anche quando Muldoon spegne il telefono per non essere individuato dai militari che gli danno la caccia (volendo eliminare un testimone scomodo), ma molte ore dopo riceve una telefonata dalla figlia in pericolo (che nel frattempo è riuscita a far ammazzare la baby sitter dai ragni). L'apoteosi della stupidità giunge però con la regina madre, un ragno di dimensioni colossali, che emerge dal sottosuolo e impazza per le strade di New York, grugnendo, calpestando le auto, mangiandosi lo scienziato ex-sovietico, e incassando proiettili e missili come se fossero moscerini. Dall'orrore sempre meno efficace si passa alla baracconata, senza dimenticare il ridicolo, perchè ormai il film ha rinunciato a prendersi sul serio e il regista stesso non vede l'ora di chiudere la faccenda: non riuscendo ad acchiappare la ragazzina trascurata, la regina ragno usa la propria tela per avvolgerla in un bozzolo; come ci aveva detto lo scienziato ex-sovietico prima di essere ammazzato dalla regina (dicendole intanto "sei bellissima"), la tela in questione è un polimero indistruttibile; il padre della ragazzina per fortuna non lo sa, e riesce a tagliare il bozzolo con un oggetto improvvisato (le chiavi dell'auto?), liberando la scocciatrice come se niente fosse.
Dopo aver strattonato a destra e a manca l'inebetita moglie Campbell per metà del film (l'attrice chiaramente è uscita dalle riprese con un braccio dislocato), Muldoon finalmente la pianta in asso e si tuffa nei sotterranei per ammazzare la regina tirandole in faccia un convoglio dell metropolitana e facendo esplodere le tubature di un qualche "gas infiammabile". In superficie, a due passi dall'esplosione ma illese, madre e figlie piangono il marito eroicamentre sacrificatosi, ma lui è appena uscito dalla metropolitana, esattamente alle loro spalle, e si guarda intorno per cercarle, non accorgendosi che loro sono in primo piano a piangerlo.
Di colpo il sole torna a splendere (vi avevamo detto che l'ambientazione passa da giorno a notte nel bel mezzo della stessa scena?), mentre i militari raccattano i ragni morti, e la famiglia se ne va non si sa bene dove, nuovamente riunita. Ma, su un semaforo, ignorato da tutti, un ragnetto brulica senza sosta.

Se la regia si salva almeno a livello di impianto visivo, con una bella resa dei quartieri deserti di New York e della vastità dei suoi sotterranei con la popolazione variegata che vi si annida (pendolari, senza tetto, topi), la sceneggiatura perennemente indecisa è completamente da bocciare, anche per colpa dei protagonisti che nessuno voleva e che nessuno sa come gestire. La grafica computerizzata funziona solo per le scene iniziali, coi ragni ancora di piccole dimensioni, ma fallisce nel rendere credibili i mostri colossali delle fasi successive. La recitazione (non dei ragni) è dignitosa, almeno nelle scene iniziali, ma degenera molto rapidamente in una prestazione tra lo svogliato e il surreale (la mummificata Campbell, a un certo punto, passa ai monosillabi e a i gemiti, senza pù riprendersi), in sintonia con lo sbragarsi della narrazione. Le scene di brulicante orrore ragnesco, abbastanza azzeccate agli inizi, si perdono poi in favore della parata dei mostri sempre più grossi e inefficaci (riescono solo ad ammazzare i comprimari inutili), pr di più penosamente diluite nel soporifero thriller senza ragni delle lunghe sequenze in cui l'Esercito dà la caccia a Muldoon e signora. A fine visione, ci resta solo il ricordo positivo della sequenza orbitale di apertura e del mistero iniziale dell'oggetto caduto nella metropolitana, quando ancora sembrava che ci fosse il potenziale per una storia godibile.