"The Illusionist" (2006), in Italia "The Illusionist - L'illusionista", diretto da Neil Burger, è un film quasi omonimo del racconto breve da cui è stato tratto, "Eisenheim the Illusionist", una romantica favola d'ambientazione ottocentesca che mantiene la cosa più importante che il titolo promette.
Con una
sorniona e ruffianesca fotografia e una regia le quali elargiscono frequenti
ammiccamenti visivi alla narrazione cinematografica pionieristica
dell'epoca in cui il cinema stava avendo origine (la fine del 1800, appunto),
come i colori che tendono al seppia o le sfumature in nero per la
transizione delle scene o certi momenti in cui la pellicola "accelera",
questo film genera volutamente un sentore di romantica nostalgia nello
spettatore, che infatti si commuove nell'assistere a questa lineare
e schematica storia d'amore tra una nobildonna, promessa sposo di un arrogante e
fanatico principe (erede alla corona austriaca) che la usa come un
oggetto e la brutalizza, e un povero ma gentile e talentuoso popolano, capace di
compiere illusioni che sembrano prodigi.
Come la componente visiva,
anche i protagonisti sono pensati per essere svenevolmente piacevoli, col loro
carattere tranquillo, malinconico, silenziosamente intenso, e quindi costruiscono una narrazione che li riflette, nel suo farsi prima
struggente e poi disperata, quasi necrofila: sembra infatti di assistere a una
tragedia alla "Romeo e Giulietta", in cui gli amanti muoiono suicidi, e
non si può non parteggiare per il buon poliziotto austriaco, che pur
essendo fedele al principe e succube alla potenza imperiale,
ricostruisce comunque il crimine con onestà professionale, e raccoglie le prove che incastrano l'assassino,
portandolo al suicidio.
Ma eravamo stati avvertiti sin dal titolo,
e l'illusionista ce lo ha ripetuto durante la storia, solo che noi non
gli abbiamo creduto. Nel mondo, tutto è illusione: il cinema, la storia,
i prodigi che l'illusionista compie sul palcoscenico, le convenzioni
sociali, le distinzioni di classe. Di vero c'è solo l'amore, come il poliziotto finalmente comprende in seguito alla
felice ricostruzione finale degli indizi disseminati in tutto il film: la vicenda cui abbiamo assistito è invece andata in modo assai diverso, e ha avuto una zuccherosissima conclusione
positiva.
Mentre ci accorgiamo di essere stati presi in giro, e
magari ci commuoviamo pur sapendo che la melensaggine finale
(elegantemente narrata più per immagini che per dialoghi, i quali sono
sempre sobriamente asciutti ed essenziali per tutto il film) è stata
scritta proprio per indurre questa reazione emotiva, ci rendiamo conto
di esserci divertiti e di aver voluto credere ai prodigi
simil-soprannaturali che l'Illusionista ha eseguito, perchè il versante
fantastico era proprio perfetto per il melodramma a cui abbiamo
assistito.
Magari ci potrebbe venir voglia di puntualizzare che ci sono stati mostrati trucchi esageratamente perfetti, e che non basta sentirci dire che erano trucchi: noi vogliamo sapere come è possibile far crescere un albero da un seme in pochi secondi, oppure proiettare ologrammi realistici in un teatro, a fine 1800, ma non è questo il vero ricordo che ci resta del film.
Magari ci potrebbe venir voglia di puntualizzare che ci sono stati mostrati trucchi esageratamente perfetti, e che non basta sentirci dire che erano trucchi: noi vogliamo sapere come è possibile far crescere un albero da un seme in pochi secondi, oppure proiettare ologrammi realistici in un teatro, a fine 1800, ma non è questo il vero ricordo che ci resta del film.
Il merito va anche agli attori:
Edward Norton, Jessica Biel e Paul Giamatti danno vita a tre personaggi
ruffianamente accattivanti, raccontandoli con un compassato minimalismo
di recitazione e dialogo che li rende ancora più gradevoli e,
per paradosso, li caratterizza in maniera incisiva. E questo anche se i due romantici amanti si rivelano infine essere due cinici calcolatori, guidati da una spietatezza tale da aver inscenato la morte di lei per spingere al suicidio il principe (il quale quindi non aveva commesso alcun omicidio, e quindi forse non era così malvagio come lei ci aveva fatto convenientemente credere, ma era comunque diventato un personaggio scomodo, dato che lei si era innamorata di un altro e non voleva più tenere fede agli impegni presi in precedenza).
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