giovedì 10 ottobre 2019

"Hummingbird" (2013) - "Redemption - Identità nascoste"

"Hummingbird" (2013), scritto e diretto da Steven Knight, è stato intitolato nella versione italiana "Redemption - Identità nascoste". Fate un po' voi. Ma come si fa a commentare un film se manco riesci a cercare gli attori in rete perchè nello stesso anno è uscito un altro film che si intitola davvero "Redemption"?


Scheda di "Hummingbird" su wikipedia

Con Jason Statham come protagonista, lo spettatore si attende acrobazie, sparatorie e botte da orbi, ma questo film di genere principalmente drammatico concede solo uno spazio risicato all'azione (che il regista e lo stesso attore espletano con poca convinzione e molta sbrigatività), e si permette di sconfinare fuggevolmente nel romantico e persino nella commedia, mentre porta avanti una amara riflessione su ciò che è divenuta la maggior parte dell'umanità e sul volto atroce che si nasconde dietro la sua rispettabile facciata di successo e potere.

La trama verte su Joey, un soldato disertore, che ha avuto un crollo psicologico a causa degli omicidi commessi in Afghanistan, e vive ora come un barbone in una asettica re sfavillante Londra che si rivela anche disumana, tetra e violenta. Un puro caso gli offre la possibilità di rimettersi in sesto, e di restituire il favore all'opera di carità religiosa che lo ha assistito fino a quel momento.
E' così che Joey ha modo di approfondire il rapporto con suor Cristina, una giovane e graziosa polacca che, come lui, vive in solitudine a seguito di un trauma del passato che l'ha portata a compiere azioni terribili.
Divenuto autista e picchiatore della mafia cinese che controlla tutti gli aspetti sordidi della criminalità di Londra, Joey cerca la redenzione usando i guadagni per fare del bene, ma suor Cristina cerca invece di redimerlo diversamente, per via dell'ulteriore male che il suo lavoro causa.
In questo concetto, che esposto così suona banale, sta la riflessione degli autori: per quanto si voglia agire eticamente, la nostra società è talmente marcia da tradurre in corruzione tutto il resto di ciò che facciamo allo scopo di sopravvivere. E infatti la redenzione ricercata dai due personaggi, che esercitano reciprocamente un effetto catartico, nel portarli alla soluzione finale (compresa una culminante esperienza sessuale che però sembra più un contorno obbligatorio che un obiettivo) li porta anche a concludere che solo l'autoimmolazione può davvero salvarli, sia essa letterale (come nel caso di Joey, che se ne va compiendo un violento gesto eroico ma autodistruttivo) o metaforica (suor Cristina lascia Londra per una missione in Africa), ma sempre e comunque è data dal rigetto di una società il cui sfavillante volto mondano e benestante poggia direttamente su un lurido substrato di droga, prostituzione minorile e violenza, ormai radicato e infiltrato ovunque vi siano denaro e potere.

Nella spigliata agilità con cui la regia narra ogni momento, anche il più crudo, questa conclusione così amara, ben lontata da qualunque soluzione consolatoria, giunge tanto inattesa quanto logica. Per quanto forse la narrazione sia ancora immatura e in certi momenti indulga troppo nelle situazioni romantiche (il regista Steven Knight è qui al suo esordio), gli autori giungono a illustrare la loro tesi con nitida chiarezza, senza mai cedere alla tentazione dell'esposizione didascalica. Sempre molto sobrio nelle immagini, il film ci colpisce allo stomaco in ben altri modi, come nella terrificante scena del rimorchio di un camion zeppo di grosse scatole di cartone, dai fori delle quali, a un comando vocale, fuoriescono silenziosamente le magre braccine dei piccoli prigionieri al loro interno. Una scena silenziosa, priva di qualunque effetto o aura di minaccia, che con le sue implicazioni riesce ad agghiacciare più di qualsiasi truculento sbudellamento.

La colonna sonora tradizionale e poco invasiva, la recitazione onesta (e probabilmente mai così sfaccettata e impegnativa per Statham), i dialoghi solidi, le visuali cittadine londinesi particolarmente d'atmosfera, il tono schiettamente pessimista ma non cinico, e il montaggio accurato (da notare soprattutto la sequenza finale in cui le storie di Joey e Cristina giungono alla loro risoluzione in momenti paralleli e alternati) conferiscono al film la sua complessiva efficacia e godibilità.

Il "colibrì" (hummingbird) del titolo indica lo stormo di volatili che Joey vede quando è in preda a una delle sue sbornie; questi "colibrì" a loro volta rappresentano i droni militari con le cui inquadrature il film si apre e si chiude. Tramite questi droni, Joey è stato sservato durante il suo servizio in Afghanistan, e viene poi individuato come disertore nelle strade di Londra, a simboleggiare probabilmente non tanto la pervasività della tecnologia moderna, quanto la certezza che il suo destino sia segnato e inevitabile, a prescindere da qualunque (feroce) atto di redenzione lui possa compiere.

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