giovedì 10 ottobre 2019

"The Truth About the Harry Quebert Affair" (2019) - "La verità sul caso Harry Quebert"

 "La verità sul caso Harry Quebert" ("The Truth About the Harry Quebert Affair", 2019) è una  miniserie gialla per la televisione in 10 episodi, diretta da Jean-Jacques Annaud e tratta dall'omonimo romanzo del 2012.


 Sin dalla sigla "espressionista", che ci dà l'impressione di essere una versione addomesticata e modernizzata di "Twin Peaks", questo intrigante e curato prodotto è ambientato nel 2008, e racconta delle indagini di Marcus Goldman, un giovane scrittore di successo, che vuole scagionare il suo anziano mentore (l'Harry Quebert del titolo) dall'accusa di aver ucciso una quindicenne negli anni 1970, dopo averla sedotta.

  Il tema non certo facile della pedofilia può far pensare a un prodotto che punta volutamente sulla morbosità e sul sensazionalismo; invece questa miniserie è scritta e diretta con sobrietà ed eleganza, e proprio per questo motivo riesce a essere più acuta e disturbante nella sua impietosa analisi progressiva dei personaggi e dei loro segreti.

  Scritta secondo tutti i crismi del giallo classico, la trama è procede per rivelazioni successive: partendo dalla romantica situazione iniziale (l'amore platonico tra Harry e l'effervescente e spontanea Nora), le indagini e i corposi flashback svelano metodicamentei segreti e i misteri degli abitanti di questa sonnolenta cittadina costiera del New Hampshire, proponendo di volta in volta indizi che puntano il dito verso un colpevole diverso, salvo poi sconvolgere le carte in tavola con una nuova rivelazione inattesa.

  Con uno stile che ricorda un po' il film "Rashomon" o il romanzo "Il ritratto di Elsa Greer" di Agatha Christie, la verità sembra essere relativa, in questa vicenda, soprattutto per via dei segreti che Harry e Nora nascondono: dal plagio d'autore alla sessualità precoce e consapevole, passando persino per l'ipotesi di possessione demoniaca e la doppia personalità violenta. Da qui deriva la sensazione di un'atmosfera alla "Twin Peaks", grazie anche al contributo di una gran quantità di luoghi comuni, declinati con una certa perizia: situazioni sociali grottesche, personaggi apparentemente normali che si rivelano violenti e perversi, relazioni e legami sociali inconfessabili, e il classico personaggio inquietante dal volto deturpato e dall'animo tormentato.

  La vicenda si rivela inoltre volutamente metanarrativa, in maniera programmatica e intrigante: i due protagonisti sono scrittori, Harry ha pubblicato un capolavoro (dall'enigmatico titolo "Le origini del male") che ruota intorno a una fitta corrispondenza epistolare amorosa con Nora, Marcus scopre l'esistenza di un altro manoscritto che tratta lo stesso tema ma in modo completamente diverso, Marcus sta anche scrivendo un libro sull'indagine che sta conducendo, e a volte i due scrittori se ne escono con battute sulle regole della narrazione che si riflettono negli eventi in corso, sfumando così il confine tra realtà e finzione, tra presente e passato, tra menzogne e verità (e qui si ritorna alla sigla "espressionista", dove, per analogia, le immagini sembrano stemperarsi e dissolversi in onde di inchiostro che si espande o si ritira, coerentemente col fatto che la stesura del romanzo avviene negli anni 1970, molto prima dell'epoca digitale).
 Considerando che l'ambientazione si trova a due passi dallo stato del Maine (dove i personaggi si recano saltuariamente), è inevitabile il parallelo con le opere di Stephen King, a loro volta spesso ambientate nel Maine e fortemente metaletterarie, nonchè molto attente all'evocatività inquietante e simbolica del paesaggio naturale, che in questo telefilm è a sua volta caratteristico e significativo come appunto lo è in "Twin Peaks", con le sue forti connotazioni della cupa foresta in cui ci si smarrisce e si muore, e dell'onnipresente oceano che invece è il luogo in cui le persone si ritrovano e imparano a comunicare.

  Se si esclude Patrick Dempsey, abbastanza noto per qualche serie tv e soprattutto per il suo aspetto (mentre è probabilmente temuto per la voce garrula con cui ci dà l'impressione di dover tossire o depositare un uovo da un momento all'altro), gli attori sono abbastanza sconosciuti, e i più anziani sono caratteristi ricorrenti e riconoscibili della televisione statunitense.
 Ben Schnetzer si trova decisamente a proprio agio nei panni dell'arrogante giovanotto Marcus, tanto da far sospettare che l'attore sia altrettanto odioso nella vita (ma bisogna riconoscergli la capacità di rendere le sfumature psicolgiche del personaggio, che, col procedere delle indagini, matura e rivela aspetti caratteriali positivi e persino qualche ideale, finendo quasi per diventarci simpatoco).
 Decisamente didascalico è il personaggio del sergente Perry Gahalowood, che non perde occasione per rimarcare di essere di colore e quindi oggetto di discriminazione (che però non si vede mai: è solo lui a immaginarsela), quando non è impegnato a battibeccare con Marcus (di cui ovviamente diventa amicone).

  La recitazione è nella media delle produzioni televisive statunitensi, e mantiene sempre toni pacati, anche nelle scene più drammatiche, fedelmente alla sobria impostazione narrativa di regia e sceneggiatura.
Seppur con qualche rara caduta di tono, dovuta a momenti in cui l'elaborazione logica dei vari intrecci (con laboriose ricostruzioni ipotetiche dell'omicidio di Nora) diventa pesante perchè è palesemente una falsa pista, "La verità sul caso Harry Quebert" risulta essere nel suo insieme un efficace giallo drammatico, molto curato e coinvolgente, che chiede a gran forza di essere rivisto per poterne gustare meglio l'architettura generale, e soprattutto che offre solidi argomenti di riflessione e di discussione, instillati nella mente dello spettatore senza mai salire in cattedra a pontificare.

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