"La verità sul caso Harry Quebert" ("The Truth About the Harry
Quebert Affair", 2019) è una miniserie gialla per la televisione in 10 episodi, diretta da Jean-Jacques Annaud e tratta dall'omonimo romanzo del 2012.
Sin dalla
sigla "espressionista", che ci dà l'impressione di essere una versione
addomesticata e modernizzata di "Twin Peaks", questo intrigante e
curato prodotto è ambientato nel 2008,
e racconta delle indagini di Marcus Goldman, un giovane scrittore di
successo, che vuole scagionare il suo anziano mentore (l'Harry Quebert
del titolo) dall'accusa di aver ucciso una quindicenne negli anni 1970,
dopo averla sedotta.
Il tema non certo facile della pedofilia
può far pensare a un prodotto che punta volutamente sulla morbosità e
sul sensazionalismo; invece questa miniserie è scritta e diretta con
sobrietà ed eleganza, e proprio per questo motivo riesce a essere più
acuta e disturbante nella sua impietosa analisi progressiva dei
personaggi e dei loro segreti.
Scritta secondo tutti i crismi
del giallo classico, la trama è procede per rivelazioni successive:
partendo dalla romantica situazione iniziale (l'amore platonico tra
Harry e l'effervescente e spontanea Nora), le indagini e i corposi
flashback svelano metodicamentei segreti e i misteri degli abitanti di
questa sonnolenta cittadina costiera del New Hampshire, proponendo di
volta in volta indizi che puntano il dito verso un colpevole diverso,
salvo poi sconvolgere le carte in tavola con una nuova rivelazione
inattesa.
Con uno stile che ricorda un po' il film "Rashomon" o il romanzo "Il ritratto di Elsa Greer" di Agatha Christie, la verità sembra essere relativa, in questa vicenda, soprattutto per via dei segreti che Harry e Nora nascondono: dal plagio d'autore alla sessualità precoce e consapevole, passando persino per l'ipotesi di possessione demoniaca e la doppia personalità violenta. Da qui deriva la sensazione di un'atmosfera alla "Twin Peaks", grazie anche al contributo di una gran quantità di luoghi comuni, declinati con una certa perizia: situazioni sociali grottesche, personaggi apparentemente normali che si rivelano violenti e perversi, relazioni e legami sociali inconfessabili, e il classico personaggio inquietante dal volto deturpato e dall'animo tormentato.
La vicenda si rivela inoltre volutamente
metanarrativa, in maniera programmatica e intrigante: i due protagonisti
sono scrittori, Harry ha pubblicato un capolavoro (dall'enigmatico
titolo "Le origini del male") che ruota intorno a una fitta
corrispondenza epistolare amorosa con Nora, Marcus scopre l'esistenza di
un altro manoscritto che tratta lo stesso tema ma in modo completamente
diverso, Marcus sta anche scrivendo un libro sull'indagine che sta
conducendo, e a volte i due scrittori se ne escono con battute sulle
regole della narrazione che si riflettono negli eventi in corso,
sfumando così il confine tra realtà e finzione, tra presente e passato,
tra menzogne e verità (e qui si ritorna alla sigla "espressionista",
dove, per analogia, le immagini sembrano stemperarsi e dissolversi in
onde di inchiostro che si espande o si ritira, coerentemente col fatto
che la stesura del romanzo avviene negli anni 1970, molto prima
dell'epoca digitale).
Considerando che l'ambientazione si trova a
due passi dallo stato del Maine (dove i personaggi si recano
saltuariamente), è inevitabile il parallelo con le opere di Stephen
King, a loro volta spesso ambientate nel Maine e fortemente
metaletterarie, nonchè molto attente all'evocatività inquietante e
simbolica del paesaggio naturale, che in questo telefilm è a sua volta
caratteristico e significativo come appunto lo è in "Twin Peaks", con le
sue forti connotazioni della cupa foresta in cui ci si smarrisce e si
muore, e dell'onnipresente oceano che invece è il luogo in cui le
persone si ritrovano e imparano a comunicare.
Se si esclude
Patrick Dempsey, abbastanza noto per qualche serie tv e soprattutto per
il suo aspetto (mentre è probabilmente temuto per la voce garrula con
cui ci dà l'impressione di dover tossire o depositare un uovo da un
momento all'altro), gli attori sono abbastanza sconosciuti, e i più
anziani sono caratteristi ricorrenti e riconoscibili della televisione
statunitense.
Ben Schnetzer si trova decisamente a proprio agio nei panni dell'arrogante giovanotto Marcus, tanto da far sospettare che l'attore sia altrettanto odioso nella vita (ma bisogna riconoscergli la capacità di rendere le sfumature psicolgiche del personaggio, che, col procedere delle indagini, matura e rivela aspetti caratteriali positivi e persino qualche ideale, finendo quasi per diventarci simpatoco).
Decisamente didascalico è il personaggio del sergente Perry Gahalowood, che non perde occasione per rimarcare di essere di colore e quindi oggetto di discriminazione (che però non si vede mai: è solo lui a immaginarsela), quando non è impegnato a battibeccare con Marcus (di cui ovviamente diventa amicone).
Ben Schnetzer si trova decisamente a proprio agio nei panni dell'arrogante giovanotto Marcus, tanto da far sospettare che l'attore sia altrettanto odioso nella vita (ma bisogna riconoscergli la capacità di rendere le sfumature psicolgiche del personaggio, che, col procedere delle indagini, matura e rivela aspetti caratteriali positivi e persino qualche ideale, finendo quasi per diventarci simpatoco).
Decisamente didascalico è il personaggio del sergente Perry Gahalowood, che non perde occasione per rimarcare di essere di colore e quindi oggetto di discriminazione (che però non si vede mai: è solo lui a immaginarsela), quando non è impegnato a battibeccare con Marcus (di cui ovviamente diventa amicone).
La recitazione è nella media delle produzioni televisive statunitensi, e mantiene sempre toni pacati, anche nelle scene più drammatiche, fedelmente alla sobria impostazione narrativa di regia e sceneggiatura.
Seppur con qualche rara caduta di tono,
dovuta a momenti in cui l'elaborazione logica dei vari intrecci (con
laboriose ricostruzioni ipotetiche dell'omicidio di Nora) diventa
pesante perchè è palesemente una falsa pista, "La verità sul caso Harry
Quebert" risulta essere nel suo insieme un efficace giallo drammatico,
molto curato e coinvolgente, che chiede a gran forza di essere rivisto
per poterne gustare meglio l'architettura generale, e soprattutto che
offre solidi argomenti di riflessione e di discussione, instillati nella
mente dello spettatore senza mai salire in cattedra a pontificare.
Nessun commento:
Posta un commento