venerdì 11 ottobre 2019

"Sleepy Hollow" (1999) - "Il mistero di Sleepy Hollow"

 "Sleepy Hollow" (1999), in Italia "Il mistero di Sleepy Hollow", è un film diretto da Tim Burton, che sfugge alla catalogazione convenzionale: normalmente etichettato come film fantastico e dell'orrore, è però più un ibrido tra fiaba gotica (derivando dall'omonimo racconto di Washington Irvin) e giallo soprannaturale, con venature di commedia e una discreta dose di azione avventurosa.

La scheda di "Sleepy Hollow" su wikipedia




  Ciò è ovviamente dovuto al famoso e unico stile del regista Tim Burton, le cui opere sono sempre una composizione stratificata di ogni genere di suggestioni dell'immaginario collettivo cinematografico e letterario.
 Non possono quindi mancare i suoi leitmotiv, come l'attore feticcio Johnny Depp, il tema gotico ed elegante da cui scaturisce immancabilmente la poesia (e a volte anche l'amore), la narrazione fiabesca che improvvisamente tracima nel raccapricciante (ma non troppo).

 L'orrore, per quanto sia forte di alcune scene davvero suggestive (le teste dell'albero del morto, l'emersione del Cavaliere Decapitato dalle radici dello stesso albero), non decolla mai, forse per la cornice gotica un po' troppo laccata e asettica, forse perchè le forze occulte non intaccano mai davvero il razionalismo illuminista del protagonista. Il collo dei cadaveri decapitati dal Cavaliere è cicatrizzato in modo magico per non buttare sangue, ma nel finale c'è un cadavere decapitato da un essere umano e nessuno nota la differenza; lo scientifico Ichabold Crane finisce per accettare l'esistenza del soprannaturale, ma nello stesso tempo lo analizza e capisce come funziona, riducendolo a mero strumento nelle mani della malvagità umana.
 Questo approccio rassicurante rivela la forte influenza (tra le altre) di Conan Doyle, che col suo Sherlock Holmes ("Il mastino dei Baskerville") giocava con le suggestioni occulte, riportandole poi in un'ottica razionalista in cui tutto è consolatoriamente spiegabile come artifizi dell'uomo.
 Sempre nell'ambito della decostruzione del terrore, va notato che il protagonista è comico in modo dissacrante davanti all'orrore: sviene davanti ai cadaveri, ha raccapriccio degli insetti ed è disgustato dal sangue che gli schizza in faccia ogni tre per due; ci ricorda l'ironico e "sfortunato" Dylan Dog, che a sua volta è debitore dell'umorismo nero de "Un lupo mannaro americano a Londra" (1981): vuoi vedere che Burton, in tutto lo stratificato immaginario che sta citando (dai film horror della Hammer fino a Kubrick), ha spazio anche per questo?
  E' quindi legittimo ipotizzare che Burton abbia voluto esorcizzare il terrore del soprannaturale, non negandolo come fa la fede illuminista del protagonista, ma asserendo che esistono fenomeni in apparenza inspiegabili, ma che la ragione umana può comunque imparare a controllare. Non a caso, la madre del protagonista compiva prodigi che il cristianesimo bolla come stregoneria, ma che per Crane sono opera di "uni spirito della natura".

  Tra i pregi del film, oltre alle suggestive ambientazioni della provincia newyorkese ottocentesca ricostruite con cura maniacale, c'è la brillante rivelazione finale dell'identità del colpevole, con una ricostruzione narrativa degli eventi che inanella tutti gli indizi e ricostruisce la verità con ricchezza di dettagli, immediatezza e sinteticità, proprio come da manuale del romanzo giallo.

  Da segnalare anche la concitata e travolgente scena d'azione finale: un inseguimento indiavolato a bordo di carrozza e cavallo infernale che si protrae per parecchi minuti senza annoiare, anche se narrativamente la sequenza è stata forzata dagli autori con il classico trucco di instupidire temporaneamente i personaggi, o salvarli con improvvise illuminazioni senza logica (possibile che nessuno dei personaggi si renda conto che basterebbe prendere sin da subito il teschio del Cavaliere Decollato per porre fine alla sua minaccia? E perchè Ichabold se ne accorge solo alla fine dell'inseguimento, per di più nel momento in cui il teschio è occultato alla vista, e lui non ha modo di sapere che il teschio si trovi proprio in quel luogo?).

  Tra i punti deboli, c'è la storia d'amore: forse un po' stucchevole, è probabilmente inevitabile con Francis Ford Coppola come produttore, e rende ancora più difficile ridurre banalmente il film a una categoria obbligatoria.

  La colonna sonora di Danny Elfman è (immancabilmente) un trionfo orchestrale, così grandiosa ed elaborata da smentire volutamente (ancora una volta) la suddetta connotazione orrorifica del film.

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