venerdì 11 ottobre 2019

"Perfetti sconosciuti" (2016)

"Perfetti sconosciuti" (2016), sceneggiato e diretto da Paolo Genovese, è un imperdibile e audace dramma psicologico italiano.

Scheda di "Perfetti sconosciuti" su wikipedia

 Di elevata qualità di scrittura, regia e recitazione, infligge allo spettatore una bastonata metaforica non indifferente, con l'accortezza di travestirsi in superficie da commedia, per abbindolare il pubblico dei cinepanettoni, con un "umorismo" di apertura che è volutamente grossolano, dozzinale e senza valore (ma veramente, c'è chi paga per vedere un film e si accontenta di una tale pochezza, scambiandola per comicità?).

 Tempo e luogo dell'azione sono circoscritti quasi interamente a un appartamento dove si svolge una cena tra sette amici, durante la quale prende il via il rischioso gioco di leggere ad alta voce ogni messaggio e mettere in vivavoce qualunque chiamata che arriverà sui loro telefonini.
 Nel giro di pochi minuti, la goliardia cede il passo al dramma, man mano che segreti sempre più gravi e intricati vengono alla luce, mettendo in crisi tutti i convenuti e le loro relazioni.

  Apparentemente un abile gioco di incastri in cui tutti i pezzi del mosaico cadono al posto giusto con impeccabili tempismo e crescendo narrativi, questo film non è un esercizio di stile e bravura, ma un'agghiacciante e veritiera riflessione (dal primo all'ultimo minuto, alla faccia della "commedia") su ciò in cui la tecnologia sta facendo mutare l'essere umano moderno.
 Le persone di oggi, ci dice il film, in quanto plasmate dai modelli della pubblicità che il libero mercato impone come unico modo di vivere la vita, nonchè dall'iperconnettività di una tecnologia che sprofonda in un virtuale infinito di puro egocentrismo, sono convinte di poter avere sempre tutto ciò che desiderano, di poter soddisfare impunemente qualunque capriccio, di poter godere di qualunque cosa senza che vi siano conseguenze o responsabilità a cui far fronte.
 Ogni giorno, si aspettano una "botta di vita" per godersi l'esistenza al massimo, per sentirsi costantemente appagati, e se non arriva, se la inventano, costruendosi una vita segreta (di cui il telefono cellulare è depositario), che si cela dietro la vita privata, che si cela dietro la vita pubblica.
 Per mantenere in vita questa situazione, le persone mentono, oppure omettono cose, sempre a comunque, soprattutto ai propri cari, alla famiglia, agli amici.
 E questa menzogna, ci dice il film, è indicativa di quale sia l'ossatura dei rapporti interpersonali odierni: la finzione, declinata a trecentosessanta gradi.
 A seconda della convenienza, tutti sono falsi, al giorno d'oggi, in ogni cosa che dicono o fanno. A volte, in modo innocuo (come accade per i tre personaggi relativamente positivi del film, cioè Rocco, Bianca e Peppe), a volte in modo deleterio e così radicato da innescare spirali di menzogne da cui è impossibile uscire.

  Ma il film non si ferma qui, anche perchè è troppo comodo puntare il dito verso le persone che non riescono ad adattarsi alle regole sociali della coesistenza: con lo spiazzante e inatteso finale, dove l'ipocrisia di tutti i personaggi (compresi i pochi che sembravano "positivi") impone un ritorno allo status quo che sembrava perduto, il film fa finalmente capire allo spettatore come il problema stia non solo nelle persone, ma anche e soprattutto nelle convenzioni che regolano le interazioni umane, e che pur essendo ormai consolidate da millenni (?), sono pur sempre solo strumenti astratti, difficilmente applicabili in modo universale e assoluto, con i quali la struttura sociale attuale garantisce la propria sopravvivenza. Il prezzo, però, è la felicità e la realizzazione delle singole persone, che devono appunto adottare esistenze molteplici e bugiarde per conciliare la gabbia degli obblighi con le pulsioni del proprio animo.
 Il film non lo dice, ma lo spettatore se lo chiede: i "valori" che sono vittime del tradimento, in questa narrazione, sono davvero assoluti? O l'umanità ha invece bisogno di aggiornarli, o anche abbandonarli, per continuare a esistere dignitosamente in un mondo che cambia sempre più velocemente?

 Sconsolatamente amaro, onestamente disincantato, sempre lucido e quasi cinico, questo appagante e affascinante film offre anche alcuni momenti genuinamente positivi (non quelli comici), sottolineati dall'intensificarsi della discreta colonna sonora, che qui reagisce a dovere alle sincere emozioni esposte: si tratta del momento assai toccante in cui Rocco tiene alla figlia il discorso sul suo primo rapporto sessuale, e del momento in cui Beppe spiega di voler proteggere il proprio compagno, anche e soprattutto dall'ipocrisia e dalla miseria che è scaturita in questa serata.
Peccato che, alla fine, anche questi due personaggi siano come gli altri: relativamente bugiardi, e più che disposti a continuare la finzione di sempre per amore del quieto vivere e per non perdere quel poco che hanno (qualunque cosa sia).

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