mercoledì 23 ottobre 2019

"Shin Godjira" (2016) - "Shin Gozilla"

 "Shin Godjira" (2016), in Ialia "Shin Godzilla", è una Annata pazzesca.

Scheda di "Shin Godjira" su wikipedia

 E lo è nel senso letterale, essendo stato scritto a co-diretto da Hideaki Anno, cioè il padre di "Neon Genesis Evangelion"; e com'è inevitabile con autori dalla visione così peculiare e radicale, "Shin Godzilla" (nome occidentale del film) è talmente ricco degli stilemi di Anno da divenire visivamente, stilisticamente e narrativamente molto simile a un colossale episodio di NGE.
 Il parallelo è talmente forte che si può nominare direttamente "Operazione Yashima" come modello concettuale (fortemente modificato e potenziato) della trama, nella quale Anno riesce astutamente ad affrontare i temi che da sempre gli sono cari (e che guarda caso sono temi tipici della saga di Godzilla, tanto da far pensare che NGE ne sia un omaggio!): l'evoluzione, la fiducia nella potenza della tecnologia, le sfide all'umanità che deve superare se stessa, la mutazione urbanistica del Giappone che diventa quasi un superorganismo tecnologico in cui i giapponesi abitano come una creatura collettiva...

 A rischio di anticipare la trama, questa è pur sempre la storia di un mostro che calpesta il Giappone, sebbene Anno la narri applicando i propri stilemi a raffica, e spingendoci a chiedere: ma lo spettatore che non è anche un fan di NGE, come reagirà davanti a questa spudorata esibizione istrionica di talento, quasi un po' arrogante?

 Tanto per dare un'idea di come operi Anno e di cosa attende lo spettatore, ecco una carrellata dei suoi stilemi.
 La narrazione sincopata, costantemente scandita da enormi didascalie (in ideogrammi) che identificano luoghi e organizzazioni e ruoli (satiricamente sempre più elaborati, mentre l'efficacia delle istituzioni nel fronteggiare la crisi si riduce); i dialoghi in cui si alternano il ritmo lento della caratterizzazione e quello incalzante dello sviluppo della chiave politica o pseudo-scientifica della trama; la disorientante disuguaglianza della scansione narrativa (da un lato, si indugia a lungo nell'attenzione a ogni parola di ogni dialogo, riflettendo la lentezza dell'incedere di Godzilla attraverso il Giappone; dall'altro, gli improvvisi balzi in avanti, con fuoriscena che vengono spiegati in altri dialoghi, riflettendo anche qui come il pur lento Godzilla avanzi inesorabilmente e raggiunga magicamente il suo obiettivo ogni volta); le malinconiche musiche, solenni e liriche, che accompagnano con tono dolente le scene più spettacolari e ricche d'azione; l'attenzione alle peculiarità delle affollatissime città giapponesi (gli iconici fotogrammi con centinaia di biciclette, o grovigli di cavi elettrici, o edifici colossali simili ad antiche fortezze).
 E, ironicamente, le tecniche che in NGE sembravano una scelta dettata dall'esigenza di risparmiare: personaggi immobili ripresi più o meno in un angolo di un campo lungo, mentre parlano tra loro osservando un panorama urbano peculiare. Ma in questo film Anno non deve certo tirare la cinghia: e quindi, lo fa per scelta stilistica o per beffardo autocitazionismo?
 (Ed ecco che ci risiamo: il fan di NGE ha il sopravvento sul tizio che cerca di fare un'analisi del film in esame).

 In quanto film di mostri, "Shin Godjira" è coerente con la propria natura, e di mostri ce ne elargisce ben tre (ma non dirò come), giocando sempre tutto sul tema primevo della genesi di Godzilla (e cioè l'irresponsabilità criminale dell'uomo nel gestire le scorie radioattive, dopo aver risvegliato un mostro incontrollabile come l'energia atomica, di cui Godzilla è una nota metafora). Ma, come sostiene uno dei personaggi, l'algida Hiromi Ogashira (versione in carne e ossa della Rei Ayanami di NGE), l'uomo sembra essere il vero mostro, in questo film, e sempre figlia dell'uomo è la divinità razionale e onnipresente che sfida il dio-mostro Godjira. E' ovviamente questa la già citata visione della tecnologia di Anno: pervasiva nella sua onnipresenza, ciclopica nella "unificabilità" industriale di macchina da guerra nazionale priva difetti con cui il Giappone risponde all'assalto della natura impazzita, sistematica nell'avere sempre la risposta giusta. E' fiducia cieca e assoluta, quella che Anno ripone in questa tecnologia industriale? E' per lui il simbolo del Giappone, dal modo quasi religioso in cui la dipinge come una divinità infallibile?

 Il finale, che vede il trionfo dell'ingegno umano e del progresso tecnologico, lascia però una porta aperta a un possibile ritorno del mostro,  declinato in chiave fantascientifica così tipica della narrativa contemporanea (senza confini geografici) da risultare, a posteriori, così banale da essere ovvia. 

 E alla fine, non ho risposto alla domanda che tutti chiaramente ci poniamo: ma il film mi è piaciuto o no?

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