mercoledì 19 ottobre 2022

"Butch Cassidy and the Sundance Kid" (1969) - "Butch Cassidy"

 "Butch Cassidy and the Sundance Kid" (1969), in Italia "Butch Cassidy", scritto da William Goldman e diretto da George Roy Hill, è un film statunitense liberamente basato sui fatti storici della vita (e morte) dei due celebri fuorilegge del selvaggio West, Robert LeRoy Parker, noto come Butch Cassidy e Harry Longabaugh, il "Sundance Kid".

 La  storia della critica di questo film rispecchia l'evoluzione del giudizio dello spettatore medio dopo la prima visione, che è acilmente di tipo sconcertato a causa delle spiazzanti e numerose trovate che ne caratterizzano la natura abbastanza unica (se si escludono gli emuli degli anni a venire): si va infatti dalla reazione iniziale, di stroncatura senza appello (con paragoni alla serie televisiva Batman del 1966), fino alla rivalutazione che lo portò all'undicesimo posto delle 101 migliori sceneggiature di film della Writers Guild degli Stati Uniti d'America (che, modestamente, in originale si fa chiaramare Writers Guild of America).

 Il motivo della prima reazione è da cercarsi nelle aspettative che questo film ingenera, visto che si tratta tecnicamente di un film del genere Western avventuroso biografico (classificazione italiana) che dovrebbe quindi tradursi in una narrazione seria, dura ed epica. Queste aspettative si scontrano ben presto con la sua effettiva natura di Western Buddy (classificazione statunitense), cioè di film sull'amicizia virile, declinata tanto nei toni avventurosi quanto e soprattutto in quelli assai spiazzanti della commedia brillante, con dialoghi umoristici che sconfinano nel dissacrante e una sconcertante colonna sonora volutamente decontestualizzata (con il picco conteso tra Raindrops Keep Fallin' on My Head e il brano a cappella South American Getaway). Lo spettatore è però messo in guardia già nella dichiarazione in apertura, secondo la quale "quasi" tutto ciò che racconta il film è vero. La componente biografica della classificazione italiana, infine, va presa con le pinze, dato che nel trasformare i due fuorilegge in simpatici antieroi, per forza di cose, è necessario edulcorare parecchi elementi storici (in particolare, il film sfiora solo brevemente la storia del Mucchio Selvaggio, la banda di Butch Cassidy e Sundance Kid, che si rifugiava insieme ad altre bande di fuorilegge nel passo Hole-In-The-Wall).

 Il film è stato prodotto nel 1969, e non può quindi che appartenere al crepuscolo del genere Western, e nella sua iconoclastia beffarda è anche inevitabilmente contaminato dallo spirito sessantottino dell'inno all'anarchia: infatti i due simpatici protagonisti sono fuorilegge e rapinatori che vivono in maniera spensierata e ironica la loro condizione di ladri, al di fuori delle regole della società, e nel finale vanno incontro alla morte con una miscela di spirito umoristico e di "eroismo" che li eterna nell'immaginario, celebrandoli come figure memorabili per la loro ribellione al sistema, in una sequenza conclusiva che è memorabile per l'epoca, e infatti fu e viene continuamente "cannibalizzata" da innumerevoli altri film, fumetti e romanzi.

 E' questa chiave di lettura che porta a rileggere e rivalutare il film, comprendendo finalmente (anche se in ritardo, e richiedendo una seconda visione) le intenzioni dello sceneggiatore e del regista di andare oltre gli schemi convenzionali del film Western (comunque già sfidati, contaminati e ampliati anche da altri registi). Il contrasto e il ribaltamento di ruoli sono una costante della narrazione, della caratterizzazione, della lettura storica: la posse di sceriffi, giudici e guide indiane che bracca i due fuorilegge, implacabile e inarrestabile come un Terminator, ci appare come una congrega di fanatici e violenti, in opposizione alla galanteria bonaria dei due rapinatori; le peripezie dei due personaggi hanno un tono picaresco che salta dal drammatico all'umoristico al surreale (quando Sundance Kid trova Butch Cassidy che corteggia la sua donna, Etta Place, prima gli chiede spiegazioni, poi gli dice di tenersela e farne ciò che vuole); Butch Cassidy, il "genio" delle rapine al treno, dalla parlantina sciolta e dalla reazione sempre pronto, è anche lo stesso che sperimenta il nuovo veicolo, la bicicletta, per divertirsi buffonescamente e a lungo Etta Place, accompagnato dalla canzone Raindrops Keep Fallin' on My Head, che porta il film a invadere il campo del musical romantico; la decisione di Butch Cassidy e Sundance Kid di mettere la testa a posto in Bolivia, diventando guardie giurate che scortano i trasporti di valuta, sfocia nei loro primi omicidi a sangue freddo, lasciandoli entrambi amareggiati; e ancora, l'esercito boliviano che si raduna per porre fine alle scorrerie di questi due ladri aprendo il fuoco in massa e in maniera feroce, appare come la risposta spropositata di una legalità dispotica e oppressiva fino all'omicidio ingiustificato, che i due affrontano a testa alta con un valore e una tenacia che li fa passare per eroi vittime di un potere tirannico; alla fine, l'amicizia dei due protagonisti rappresenta la vera e unica forma di umanità del film, contrapposta ai gelidi e sterili rapporti esclusivamente utilitaristici che si istaurano invece tra tutti i personaggi che stanno dall'altra parte della barricata (imprenditori, funzionari pubblici, dipendenti, militari, banchieri e via di "sistema").

 Il film vanta due attori celebri come Paul Newman e Robert Redford, ripetutamente lodati per la loro interpretazione, i quali effettivamente riescono nell'impresa di conciliare e rendere i due volti contrapposti dei banditi che impersonano (quello bonariamente beffardo della vita privata e quello furfantesco dei loro colpi senza vittime), conciliandoli in modo credibile. E' però difficile prenderli davvero sul serio, per via dell'aspetto un po' troppo patinato e curato delle loro persone, sempre impeccabili anche dopo giorni di fuga dalla legge in mezzo alla natura selvaggia, da divi quali sono (naturalmente anche qui siamo nell'ambito della mutevolezza voluta di un film che usa il realismo avventuroso solo quando serve). 

 La regia, dedita a dare il massimo a un progetto in cui crede sentitamente, si impegna infatti a fondo per elargire immagini estremamente curate e per sfruttare a pieno le numerose ambientazioni esterne in cui è girata praticamente tutta la pellicola, lontana dagli scenari prefabbricati e sensibilmente falsi di Hollywood. Da segnalare, in quest'ottica, la sequenze di montaggi d'epoca, virati sul seppia, di filmati veri dell'epoca Western mescolati a materiale appositamente girato e quasi indistinguibile dalle vere immagini degli anni 1910-20 (se non per la presenza degli attori): è un altro elemento che contribuisce a sottolineare i contrasti di cui vive il film, insieme alla sequenza "muta" delle scorribande in Bolivia (con le forze dell'ordine che inseguono i due fuorilegge in modo crescentemente comico, fino alla riproposta dello stesso filmato, ma specularmente invertito) ,punteggiata dalla beffarda e giocosa colonna sonora di South American Getaway, eseguita da un gruppo armonico vocale.

domenica 9 ottobre 2022

Locke (2013)

"Locke", scritto e diretto da Steven Knight, è un sorprendente film britannico del 2013 con un solo attore in scena.

Chi frequenta il mondo del fumetto giapponese, probabilmente conosce il manga o l'anime di Glass No Kamen, che dal 1976 racconta le peripezie di una talentuosa ma sfortunata ragazzina che vuole affermarsi come attrice. Tra le varie avversità che affronta, la protagonista si trova un giorno a dover salvare uno spettacolo teatrale andando in scena da sola, senza i colleghi attori, e recitando in modo tale da trasmettere al pubblico con chiarezza, non solo la vicenda, ma anche le atmosfere e le emozioni, dalla tensione all'umorismo al mistero. Incredibilmente, la ragazzina ci riesce e ha un enorme successo.

Il film Locke si basa sullo stesso principio: al termine di una giornata di lavoro, il capocantiere Ivan Locke (Tom Hardy), all'indomani di un momento cruciale per un'impresa colossale per la sua azienda, sale sull'automobile e parte per una località sconosciuta. Da questo momento, la telecamera segue e inquadra soltanto lui, per un'ora e venticinque minuti di viaggio notturno, durante i quali Locke fa una serie di telefonate che, progressivamente, ci raccontano la sua situazione familiare e lavorativa, mentre il mistero della sua improvvisa dipartenza si svela un tassello alla volta, e Locke deve affrontare le due crisi che ne scaturiscono, in quanto rischia di perdere non solo il lavoro, ma anche la famiglia. Nel crescendo di tensione generato dalla conclusione di ogni telefonata, che lascia lo spettatore in attesa, e curioso di saperne di più, si delinea anche la psicologia del personaggio, nei suoi rapporti con la moglie, col figlio, con i colleghi di lavoro (e amici), con il padre defunto (nelle scene in cui parla da solo, rivolgendosi al genitore e svolgendo un'autoanalisi biografica), e con la persona che lo attende alla meta del suo viaggio.

Come ha detto un critico, questo è un film da gustare di sera, al buio, nel silenzio di un cinema piccolo o di una stanza ben isolata dal resto del mondo, per poterne apprezzare la grande qualità complessiva di costruzione e atmosfera, immergendosi sempre di più nella sfida e nelle difficoltà del protagonista. Non c'è solo la solida sceneggiatura, che gode di una scrittura compatta, cristallina e senza sbavature, ma anche e soprattutto la notevole prova della recitazione di Tom Hardy, che deve rendere tutte le sfumature del suo complesso personaggio (un uomo che ha commesso un errore in passato, se ne addossa tutte le responsabilità e le affronta, pur sapendo di perdere tutte le conquiste di una vita, e ciò nonostante si impegna anche per rispettare tutti gli impegni presi col lavoro e con la famiglia) e degli altri attori che non compaiono neppure in scena, e devono interpretare i propri personaggi come in un dramma radiofonico, raccontandone la crisi, le reazioni e la psicologia col solo aiuto della voce. La regia, che sulla carta sembra non esistente, è in realtà un altro elemento fondamentale: con le poche inquadrature a disposizione, racconta visivamente il personaggio rafforzandone l'epopea con l'efficace resa dell'atmosfera intima e angosciante, grazie all'uso accorto e versatile degli elementi luminosi e sonori del viaggio notturno in autostrada.

L'umanità dei personaggi è l'elemento fondamentale del film, che ci mostra tipologie di esseri umani in cui lotta per sopravvivere quella decenza e quella considerazione del prossimo, che oggi, nell'epoca in cui imperano e prosperano i lupi plautiani del neoliberismo, sembrano sulla via dell'estinzione. Lo si vede non solo nella determinazione di Locke a rispondere di tutte le proprie scelte e a non abbandonare nessuno, ma anche nelle reazioni di quelli che sembrano suoi meri colleghi di lavoro, e che hanno invece stabilito con lui un rapporto di fiducia e amicizia che li porta quasi a sfidare i loro stessi superiori per lui; lo stesso vale per il figlio di Locke, come anche per la persona che lo attende alla destinazione del suo viaggio. A uscirne male, rappresentando l'altro volto dell'essere umano, è la moglie, che nella miglior rappresentazione dell'egoismo ed egocentrismo che avvelena la coppia, si erge a giudice, giuria e boia in un istante, buttando alle ortiche ogni forma di comprensione per rivelare invece quello che deve essere stato un astio latente verso il marito, covato magari per anni, e che ora, alla prima occasione, si scatena in una manifestazione fanatica di condanna, che rinnega il rapporto di coppia da lei stessa voluto, in nome dell'individualismo che, nella mentalità moderna veicolata dal capitalismo, conta più di qualunque altra cosa e va imposto schiacciando gli altri con ogni mezzo, fino alla vendetta travestita da giustizia intransigente.