giovedì 10 ottobre 2019

"The Unsaid" (2001) . "Sotto silenzio"

"The Unsaid" (2001), in Italia "Sotto silenzio", diretto da Tom McLoughlin, è un film di natura ibrida, che tratta del difficile tema del suicidio adolescenziale e dei traumi infantili da abusi: partendo come dramma familiare, passa quindi all'indagine psicologica, e muta infine in un thriller con cadenze inattese e spiazzanti di nero (che lasciano lo spettatore "sconvolto e inorridito").

La scheda di "The Unsaid" su wikipedia

  A causa della relativa inesperienza degli autori, che all'epoca erano alle prime armi, il film utilizza un linguaggio molto diretto ed esplicito a tutti i livelli, scontentando gli spettatori più esigenti che, davanti a un tema così delicato, preferirebbero invece le cose non dette: la sceneggiatura prende di petto "l'indicibile" del titolo originale, e lo affronta con modalità da indagine poliziesca, costruendo coi personaggi un mosaico dalle molte tessere, alcune delle quali nascoste e destinate a essere scoperte a sorpresa (a causa dell'apparente superficialità delle caratterizzazioni e dei dialoghi, lo spettatore non si aspetta che la trama si discosti da un livello di prevedibile semplicità, e di conseguenza i colpi di scena, in termini di rivelazioni e gesti brutali, arrivano del tutto imprevisti, come colpi allo stomaco).
 La regia è onesta e volenterosa, ma non si distingue dalla media di una narrativa convenzionale e impersonale, e in certi momenti le riprese assumono il tono un po' "casalingo" che è tipico dei film per la tv statunitensi; a ciò contribuisce anche la colonna sonora, altrettanto convenzionale e onesta, molto presente nei momenti più emotivi, e molto invasiva nel commentarli con una certa ovvietà.

  Il protagonista ufficiale del film è Andy Garcia, che interpreta con efficacia la figura di uno psicoanalista schietto e un po' ruspante, padre di famiglia che stravede per i propri figli, afflitto dalla tragedia del suicidio per depressione del figlio minore, nonchè dal difficile carattere della ribelle figlia maggiore.
 Animato da buone intenzioni, ma ancora lontano dall'aver aiutato se stesso a elaborare il lutto per il figlio, Garcia si trova davanti un sinistro antagonista, che si presenta nei panni inattesi di un adolescente tormentato e fragile quanto lo era suo figlio. E qui emerge il versante nero del film, perchè il ragazzino, che sembra così indifeso e adorabile e "carino", si rivela progressivamente essere uno psicopatico in erba, guidato da pulsioni distruttive di cui non si rende conto, diabolico nello scoprire i segreti dello psicanalista e usarli contro di lui (carpendoli dalla figlia di Garcia) fino ad apparire come una copia del figlio suicida, animato da improvvisi eccessi di violenza di fronte al sesso femminile (prende a pugni in faccia una sgualdrinella adolescente che gli fa un'avance a un rave party e l'ammazza), e apparentemente innocente, ignaro com'è del terribile male che causa agli altri con le proprie azioni, in quanto egoisticamente e ciecamente concentrato sul solo appagamento personale del momento.
 Vittima di questa spietata manipolazione, Garcia cade consapevolmente nel tranello del "transfert" (ben noto a un professionista come lui), e confonde sempre più la realtà col doloroso ricordo del figlio defunto, ma non cessa di indagare, e abbatte le difese del giovane psicopatico quanto basta per scoprire che da bambino costui fu traumatizzato quando assistette all'omicidio della madre, brutalizzata dal padre, che rientrando in anticipo dal lavoro, l'aveva trovata a letto con un altro.
 Ma queste rivelazioni, che esasperano la spirale di tortuosi inganni e innescano nuova violenza (o timore della stessa), sono solo la punta dell'iceberg: in una perversa simmetria, Garcia, per salvare la propria famiglia, deve spingersi a rivelare il turpe segreto sul suicidio del proprio figlio (cioè il fardello che porta in silenzio da tempo) per schiudere a sua volta l'analogo orrore finale che si cela nel passato del suo paziente: è con queste verità di tipo "indicibile" che la narrazione raggiunge il picco del volto "nero" di questa pellicola.

  E' un peccato che questo discreto potenziale narrativo sia stato quindi in buona parte invalidato da autori sicuramente volenterosi, ma ancora non abbastanza esperti da poter gestire in modo sobrio una materia che non richiedeva di essere urlata sguaiatamente e che non doveva essere spinta con così tanta insistenza verso lo stile del thriller.

 All'insegna del programmatico trionfo delle buone intenzioni, un finale catartico segna la risoluzione positiva del conflitto di Garcia, che riesce a salvare questo "nuovo figlio", sottraendolo alle oscure pulsioni che lo animano e che si sono finalmente svelate come pulsioni autodistruttive.

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