venerdì 11 ottobre 2019

"Chernobyl" (2019)

 "Chernobyl" (2019) è una miniserie televisiva in cinque parti ideata da Craig Mazin e diretta da Johan Renck. Universalmente acclamata per la sua magistrale fattura, racconta la storia dello spaventoso disastro della centrale nucleare di Černobyl' che ebbe luogo nel 1986 in Ucraina, in quella che all'epoca era l'Unione Sovietica.

 
 Con una regia fredda e analitica, e una narrazione metodica e controllata, questa miniserie segue le vite dei sovietici che all'epoca causarono il disastro, o ne subirono gli effetti, o combatterono per fermarlo prima che travolgesse due continenti, trasformandoli in terre morte.
 A più di trent'anni di distanza da questi eventi storici, lo spettatore è colto dalle vertigini nell'assistere al dispiegarsi progressivo della catastrofe, all'ottusità dei burocrati coinvolti, alla pochezza dell'ideologia e dell'opportunismo che portarono alla costruzione di impianti tecnologicamente difettosi, all'eroismo delle persone comuni che si sacrificarono in numeri impensabili per sventare un disastro esponenzialmente peggiore, all'inadeguatezza delle strutture di prevenzione (pressoche inesistenti) e all'improvvisazione delle misure di sicurezza e tecnologiche per tenere a bada il mostro nucleare.
  Ancora più spaventoso, per lo spettatore che era già vivo all'epoca, è rendersi conto di quanto l'umanità ignara si sia spinta sull'orlo dell'abisso, in quei giorni: il trauma non è immediato, perchè (nonostante la conoscenza storica dei fatti) lo spettatore sa che il disastro è stato sventato, e si culla in un falso senso di sicurezza, che durante la visione della miniserie si sgretola progressivamente e impietosamente, come conseguenza delle spiegazioni scientifiche e tecniche che gli vengono fornite a poco a poco. La narrazione è serrata, senza tempi morti, ma non frenetica: c'è il tempo per far sedimentare e metabolizzare dalla mente la colossale gravità dell'accaduto, grazie alla bilanciata alternanza di storie umane, di esposizione ingegneristica e fisica, di propaganda politica, di giochi di potere, di ricostruzione storica. Il vero terrore nasce quando la visione di uno degli episodi ha fine, e la mente ha modo di rielaborare quanto appreso, andando oltre le terrificanti eppure irresistibili scene con effetti speciali che riescono a "visualizzare" la devastante potenza distruttrice della radiazione invisibile che sprigiona dal nucleo scoperchiato (se si escludono i pochi secondi di inquadratura del nucleo scoperto, la colonna di luce generata dall'aria ionizzata e la caduta dell'elicottero che si sfascia letteramlente, il resto è lasciato quasi esclusivamente a un penetrante e sottile effetto sonoro).
 L'angoscia per quanto accaduto si manifesta all'improvviso, in modo soffocante, partendo dalle cose più piccole (il pompiere che si ustiona raccogliendo un blocco di grafite contaminata) e arrivando fino alla prospettiva di una successiva esplosione dei serbatoi idrici della centrale che avrebbe disperso il materiale fissile su metà del continente, contaminando acqua, terreno, aria per estensioni inconcepibili).
 E non c'è fine a questa spirale di terrore, perchè anche quando la narrazione giunge al punto in cui la catastrofe viene sventata, ci sono ancora le conseguenze della contaminazione a cui fare fronte, oltre che il tragico destino degli eroi (inconsapevoli o volontari). E ancora oltre, con quello che è un pugno nello stomaco finale, c'è la ricostruzione processuale delle cause che portarono al disastro: cause come l'ambizione e l'avidità di persone piccole e incapaci che avevano raggiunto posizioni di responsabiltà e potere non per merito e competenza, ma per astuzia e cinismo.
 Ed è la cosa peggiore di tutte, perchè in quel momento lo spettatore si rende conto che la miniserie non sta raccontando semplicemente le storture dell'apparato stalinista dell'URSS, ma il problema di fondo delle società umane, a qualunque latitudine: dov'è infatti la differenza tra la malagestione di Chernobyl e ciò che succede ogni giorno (esempio assolutamente a caso) nel collasso sistematico del trasporto ferroviario della regione Lombardia, o nel sistema sanitario nazionale italiano?

  Nell'orrore senza fine di questa tragedia, si muovono i protagonisti, cui gli autori si sforzano di dare quasi sempre un volto umano: dal tormentato scienziato Legasov (Jared Harris) allo spigoloso commissario politico Shcherbina (Stellan Skarsgård), passando per la fittizia Khomyuk (creata per rappresentare la comunità scientifica che supportò Legasov) e l'ignorante Ludmilla (che perde il figlio in grembo perchè non riesce neppure a capire che suo marito sta morendo di avvelenamento radioattivo). Solo con i personaggi di Djatlov, Bryukhanov e Fomin (i dirigenti della centrale di Chernobyl) gli autori prendono una drastica presa di posizione di tipo manicheo, per dipingerli come la peggiore feccia dirigenziale possibile, spingendo lo spettatore a chiedersi se davvero possano essere esistite persone così ottuse e potenti (ma anche qui, come nel caso citato prima, la nostra stessa società ce ne dà generosamente esempio). Resta ovviamente la consapevolezza che la miniserie ha romanzato quel che poteva, e in certi casi ha scelto di sposare una specifica versione dei fatti, sebbene ne esistano altre che contrastano tra di loro (ma di nuovo, quella più cinica è probabilmente quella vera).

  Nel finale, ma solo in quello, anche senza edulcorare troppo la componente narrativa romanzata, gli autori si sforzano in ogni caso di regalare un certo grado di consolazione allo spettatore, in parte mostrando la condanna unanime che piovere sugli spregevoli dirigenti, in parte con la crescita emotiva dei "buoni" Legasov e Shcherbina e con il loro momento catartico finale, senza contare l'importante accento su come questo diasastro abbia anche segnato la fine dell'Unione Sovietica.

  Inquietantemente, un pensiero residuo aleggia dietro tutti gli altri: cosa ha davvero visto il tecnico che morì all'istante, quando dal pavimento della sala del nucleo si sollevarono contemporaneamente tutte le barre di controllo, spinte dalla incommensurabile pressione cresciuta senza controllo nell'impianto di raffreddamento? La risposta data dalla miniserie è visivamente spettacolare, tanto da far quasi invidiare chi vi potette assistere e fu subito dopo spazzato via dall'esistenza, senza patire le atroci sofferenze dei sopravvissuti.

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