giovedì 10 ottobre 2019

"Memento" (2000)

 "Memento" (2000) è uno sbalorditivo e magnetico film nero realizzato da Cristopher Nolan, un regista, e dal suo fratello scrittore, entrambi giovani, grintosi e particolarmente desiderosi di mettere in mostra il proprio talento e il proprio intelletto.

Scheda di "Memento" su wikipedia

 Con la tipica esuberanza, lucidità ed energia dei ventenni (quasi trentenni), i due hanno realizzato una impeccabile e implacabile macchina narrativa dotata di una gelida e chirurgica precisione, ma soprattutto capace di catturare lo spettatore e trascinarlo (con gioia!) in quello che sembra un lambiccato labirinto dall'aspetto sempre mutevole, danto vita quello che è giustamente divenuto in in breve un film culto.

  A posteriori, lo spettatore si rende conto di come la trama sia in realtà onestamente lineare, e di come sia la scaltra e audace tecnica narrativa della retrocessione temporale a causare l'effetto di spaesamento e l'affascinante sensazione di barocca complessità della vicenda. Ma attenzione: non si tratta di un banale trucco effettistico per attirare l'attenzione, bensì di una impegnativa scelta stilistica che ha l'ambizioso (e riuscito) obiettivo di calare lo spettatore nei panni del protagonista, il quale soffre di amnesia anterograda (in seguito a un trauma, non riesce a formare nuovi ricordi, e si trova a vivere quotidianamente situazioni di cui ignora le premesse).

 Il tema neurobiologico consente agli autori di trattare un argomento a loro caro (come dimostra in seguito "Inception"), e cioè la fragilità e l'incertezza della percezione della realtà da parte dell'essere umano, i cui strumenti biologici (come la memoria) risultano spesso essere fallaci e manipolabili. Lo spettatore, che ovviamente non soffre di questo disturbo, si ritrova comunque a viverne le conseguenze, sperimentando un'angoscia che si accresce man mano che accumula informazioni sul protagonista, solamente per vederle poi capovolgersi radicalmente nel finale (ambientato nel passato!), dove comprende che la prospettiva con cui ha interpretato i personaggi principali era clamorosamente errata: indotto deliberatamente in errore dagli autori, lo spettatore esperisce quindi la profonda verità della riflessione sull'inattendibilità delle nostre percezioni, che beffardamente il personaggio di Lenny gli ha sbattuto in faccia a inizio film (è una provocazione degli autori, che offrono allo spettatore la chiave di lettura del film e gli anticipano la sorpresa finale, ma lo sfidano ad accorgersene).

 Nonostante queste premesse facciano pensare a un film impegnativo, parlato e "filosofico", si tratta invece di un film dalla narrazione aggressiva, scattante e travolgente, con una trama "nera" ricca di azione (il protagonista Lenny sta dando la caccia al criminale che gli uccise la moglie e lo ferì, causandogli il disturbo di memoria di cui soffre) che si sviluppa e si dispiega attraverso una serie di ingegnosi indizi disseminati in posti sorprendenti (dalle fotografie Polaroid con gli appunti del protagonista, ai messaggi tatuati su tutto il suo corpo), dando vita a un intrigante gioco a cui lo spettatore non riesce a resistere, e andando a costituire un'altra parte dell'ossatura dell'ingegnoso e sfaccettato macchinario che è "Memento".

 Originariamente pensato per avere Brad Pitt come protagonista, il film propone invece un sofferto e inquietante Guy Pierce come protagonista, molto abile nel rendere le molteplici facce dell'amnesiaco, che vanno dal disorientamento alla metodicità maniacale, passando per l'ossessione e una astuzia ancestrale che si alterna a momenti di (apparente) candore e innocenza quasi fanciulleschi. Notevole è anche il lavoro compiuto dall'attore e dal regista perchè il suo stesso corpo divenga un sofferto, enigmatico e policromo protagonista della narrazione.
  Fanno un ottimo lavoro anche  la perfida Carrie-Anne Moss e il viscido Joe Pantoliano, sia nel non farci capire tanto facilmente il vero ruolo dei loro personaggi, sia nel mettere in pratica ciò che ogni spettatore sicuramente avrà sentito la tentazione di fare, e cioè giocare più o meno a lungo con l'amnesiaco, per vedere quanto la sua condizione sia vera e a che estremi possa essere spinta.
  E' questa, in effetti, la chiave del successo e dell'efficacia di questo film: prendere lo spettatore in trappola e deliziarlo (o tormentarlo) facendo emergere dal suo inconscio considerazioni perfettamente logiche su cui non si era mai fermato a riflettere pena la distruzione delle convenzioni su cui si basa la sua esistenza; oppure, impulsi che nella vita normale sopprimerebbe perchè socialmente indesiderabili o comunque inattuabili (e quindi ancora una volta capaci di minare la sua esistenza).

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