mercoledì 9 ottobre 2019

"Dunkirk" (2017)

"Dunkirk" (2017) è un film di guerra scritto e diretto da Christopher Nolan, che è riuscito nell'intento di realizzare un film hollywoodiano ad alto costo ma non commerciale.






Scheda di "Dunkirk" su wikipedia

Ambientato nel 1940, questo film racconta infatti della drammatica fuga degli eserciti francese e britannico dalla città di Dunkerque, dopo la conquista tedesca della Francia; completamente privo della presenza militare statunitense (e della relativa celebrazione retorico-patriottica che un film USA imporrebbe), racconta quindi una sconfitta e una fuga, in cui si intrecciano le vite di persone comuni che cercano disperatamente di fare la cosa giusta, ognuno secondo la sua ottica.

Avendo cura di non mostrare mai i soldati tedeschi (nè di nominare la Germania, se non come "il nemico"), il film non mette in scena protagonisti negativi, ma un campionario di variegata umanità che fa del suo meglio per sopravvivere a qualunque costo (pur portandosi dietro un senso di colpa che solo i suoi simili possono scegliere di alleviare), o per essere fedele ai propri ideali. Sin dall'inizio, lo spettatore empatizza immediatamente per tutti loro, non mporta che siano figure nobili o disperate, perchè in ognuno vede una parte di se stesso: il giovane soldato spaurito che vuole solo tornare a casa nel Regno Unito; il civile britannico che parte col proprio natante privato per contribuire recuperare i soldati; il pilota della RAF che affronta la Lutwaffe fino all'ultimo per dare una possibilità ai commilitoni; il ragazzino britannico che si imbarca per fare qualcosa di positivo nella vita; il soldato traumatizzato dall'affondamento che si fa dominare dalla paura; il comandante della Marina che resta a Dunkerque fino all'ultimo, per soccorrere anche l'esercito francese.

Le storie di questi personaggi, narrate su tre diversi piani temporali (una settimana, un giorno, un'ora), si inseguono, si sfiorano e, al culmine della tensione narrativa, si intrecciano secondo l'effetto "palla di neve", travolgendo lo spettatore con una slavina di eventi contemporanei che si completano e danno significato reciprocamente. E' forse inevitabile, che, in mezzo a tanta angoscia, sboccino rassicuranti i fiori dell'eroismo delle singole persone, che nel climax finale danno uno sfogo alla tensione che si accumula nell'animo dello spettatore, il quale vuole vedere accadere ciò che lui stesso sceglierebbe di fare, in un mondo ideale, ma anche così, il film non cede alla tentazione di consolare, e non attenua il senso di generale disfatta dell'evento narrato.

Apparentemente un film dominato dalle emozioni, è invece l'algido prodotto di una riflessione e una elaborazione durata anni. La struttura narrativa, nel montaggio come nella regia e nella colonna sonora, è costruita come un virtuosismo maniacale, un'astrazione cerebrale basata sulla matematica: Nolan esercita un controllo totale sulla materia, guidato da un'idea ben chiara di dove andare a parare e di come arrivarci, calcolata al millimetro.

Ciò non è rivelato solo dal triplo livello temporale sfasato, che è comunque il meccanismo narrativo principale che tiene desta l'attenzione dello spettatore e lo costringe a usare attivamente il cervello per fruire del film, ma anche da aspetti apparentemente secondari, come la colonna sonora, che, proprio come il ritmo della sceneggiatura, crea una sensazione di intensità continua e crescente, seguendo la cosiddetta illusione uditiva della "scala Shepard" (una determinata scala viene suonata contemporaneamente su diverse ottave differenti, variando l'intensità delle scale, in modo che mentre una diminuisce di intensità, un'altra aumenta, dando l'effetto di una scala che sale indefinitamente di altezza).

A rafforzare questa articolata, eppure chiarissima, costruzione, contribuiscono anche gli essenziali e asciutti dialoghi, l'enfasi della componente visuale, i lunghi silenzi, le omissioni (la prospettiva narrativa è solo quella dei soldati e dei civili britannici, senza che compaiano i politici, i generali, gli avversari tedeschi), la scelta di ridurre al minimo gli effetti digitali in favore del realismo, e gli immensi panorami naturali del canale della Manica in cui si insinuano le propaggini artificiali dell'uomo che cerca di violarne i vincoli (la famosa costa britannica che è così vicina ma così irraggiungibile).

Lungi dall'essere un ostentato esercizio di stile, questa ricercata elaborazione tecnica non si palesa durante visione del film, ma si imprime comunque nel sottofondo della mente dello spettatore, che si rende conto della sua esistenza solo a fine visione, quando si ritrova a ripensare con interesse alla storia narrata, e a coglierne con sorpreso piacere questi dettagli, che il suo inconscio elabora ancora prima di una seconda visione.

Le interpretazioni nel nutrito cast di questa vicenda corale sono felicemente tutte di notevole livello e intensità, che si tratti del navigato Kenneth Branagh nei panni di un saggio comandante della Marina, come del giovane e intransigente Tom Glynn-Carney: in tutti i personaggi, è comunque presente una forza vitale interiore che li anima, li guida e fa da ossatura emotiva (ed etica) dell'intero film, a dimostrare il livello di coinvolgimento e comprensione dello spirito della pellicola da parte di ogni attore. Lontano dalla propaganda, ma anche dalla retorica antimilitarista più ovvia e facilona, questo film mostra la tempra di uomini civili e militari che, partecipando attivamente a un conflitto bellico e alle sue conseguenze, ne denunciano sottilmente e pacatamente l'orrore e l'insensatezza , senplicemente lottando con la loro dignità per arginarli. Da segnalare la meritevole interpretazione del solito Tom Hardy (che ultimamente continua a compariree a sorpresa nei film che sto commentando), attore che si presta a comparire per la maggior parte del film a volto coperto, pur di essere coerente col realismo dell'opera (una scelta inconcepibile per molti suoi colleghi, basti vedere cosa accade nel mondo cinematografico dei supereroi, dove ogni scusa è buona per restare senza maschera).

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