giovedì 30 gennaio 2020

"Alexander" (2004)

 "Alexander" (2004), è un film storico e drammatico scritto e diretto da Oliver Stone.

Scheda di "Alexander" su wikipedia

 Alessandro III, figlio di Filippo II di Macedonia, gli succede al trono e inizia la sua campagna di conquiste dell'Egitto, della Persia e dell'India, diffonendo l'ellenismo in una vastità di culture e popolazioni, fino a essere eliminato dai suoi stessi generali, ansiosi di porre un freno al suo idealismo e di spartirsi il potere di quel colossale ma fragile impero.

 Ambizioso e molto schietto, il regista Oliver Stone fa poche concessioni al gusto del pubblico statunitense, e va apertamente controcorrente nel modo di raccontare la vita e le imprese di Alessandro Magno, insistendo sulla sua umanità e sulla conflittualità delle sue pulsioni, della sua psicologia, della sua sessualità e delle diverse influenze educative dei suoi genitori. La scelta di Stone di evidenziare la componente omosessuale degli amori di Alessandro (da Efestione allo schiavo persiano Baoga) è probabilmente ciò che ha ingenerato l'alzata di scudi del pubblico statunitense, scandalizzato dalla scarsa "moralità" di Stone e deluso dalla mancata edulcorazione in stile soapoperistico della materia, come invece era accaduto con il castrato film "Troy" (che narra proprio le gesta di Achille, sulla cui mitica figura Alessandro Magno modellò la propria esistenza, al punto di recare sempre con sè una copia dell'Iliade).

 Emotivamente tormentato fino all'ultimo, Alessandro insegue un ideale senza mai raggiungerlo, e più corre, più ha bisogno di correre, senza rendersi conto del prezzo che richiede al proprio esercito, formato da persone comuni incapaci di condividere la sua grandiosa visione. Perennemente "tradito" da chi lo circonda, andando dalla spietata madre Olimpiade ai suoi generali dell'esercito Macedone, fino alla moglie Rossane che non riesce a concepire un figlio, Alessandro è dipinto da Stone non come un invincibile e perfetto conquistatore semi-divino, ma come un uomo, con tutte le sue fragilità, incertezze e debolezze, con i conflitti affettivi irrisolti, con speranze che lo spingono avanti e delusioni che lo sconfortano. E' un ritratto sfaccettato in stile moderno, ma non dozzinale, che può deludere chi si aspettava un'epica celebrativamente fracassona e facilona.
 Paradossalmente, però, questa ambiziosa ricercatezza di introspezione si scontra con una certa inaccuratezza nella cornice, e cioè nella ricostruzione storica di alcuni aspetti visivamente cruciali della vicenda, come l'abbigliamento e l'organizzazione dell'esercito persiano di Dario III, ma anche l'improbabile etnia africana della prima moglie di Alessandro, Rossane (interpretata da Rosario Dawson), che era invece figlia del satrapo di Battriana (nell'odierno Afghanistan). Lo stesso Stone ha dichiarato di aver volutamente fuso le battaglie di Isso e del Granico nella battaglia di Gaugamela, per semplificare questo aspetto della narrazione, ed è difficile contestare questa scelta, considerando che anche così il film ha l'incredibile durata di 214 minuti nella versione "finale".

 Colossale e dispendioso nella ricostruzione delle due battaglie cruciali della saga (la già citata Gaugamela e quella del fiume Idaspe, contro il re indiano Poro) come anche nelle ambientazioni della Persia (da Babilonia alle montagne dell'Hindu Kush), il film è abile e incisivo nel rendere la dimensione epica dell'epopea dell'esercito macedone che, armato di convinzioni sul mondo destinate a essere riscritte, parte dalla piccola Macedonia all'esplorazione e conquista di territori remotissimi e popolati da civiltà e animali impensabili. E' la stessa dimensione che raggiunge la componente mitologica del film, con Alessandro che sin da giovane è iniziato sia dal padre che dalla madre ai volti misterici della religione greca: i Titani sepolti nel Tartaro, Zeus che uccide del genitore Crono, Medea e il sacrificio dei figli, la leggenda della paternità divina dello stesso Alessandro. Ben diverso è lo spessore degli insegnamenti del padre Filippo (il rito di passaggio all'età adulta simboleggiato dai miti più cruenti) e della madre Olimpiade (perennemente attorniata dai suoi amati serpenti, afferma di aver concepito Alessandro da Zeus, e per tutta la vita ne manipola le emozioni per mantenerlo sempre sotto il proprio controllo, impedendogli di giungere quindi a una vera maturità).

 La narrazione è strutturata su tre diversi livelli: nel presente, un anziano Tolomeo rievoca i propri giorni al fianco di Alessandro, in una narrazione degli eventi bellici che si alterna a flashback sulla giovinezza dello stesso Alessandro (i quali a Tolomeo non possono essere noti); in questi ultimi, sono  le voci di Filippo II e del filosofo Aristotele (precettore di Alessandro) a fare da ulteriore filtro narrativo, dopo quella di Tolomeo: lo scopo è quello di fornire allo spettatore gli strumenti per una comprensione completa della figura di Alessandro, dal versante militare a quello culturale, psicologico e introspettivo.

 Oltre che per le scelte narrative oneste e commercialmente impopolari, il film paga anche la presenza di un attore protagonista come Colin Farrell, un piccoletto irlandese e moro che poco si addice alla figura di Alessandro Magno che si è radicata nell'immaginario collettivo. Paradosalmente, però, Farrell è invece una scelta storicamente accurata, in modo quasi inquietante: basso, tozzo, con occhi di colore diverso e capelli rossicci che tingeva di biondo, il vero Alessandro Magno era ben diverso dallo stereotipo dell'eroe greco, biondo e atletico, e aveva in comune con Colin Farrell persino la voce aspra. Con la sua aria da cane bastonato, qui adeguatamente attenuata ma sempre presente, Farrell consegue perfettamente gli obiettivi di umanizzazione del mito che Stone si prefigge di conseguire, ma ha così scontentato il pubblico più grossolano.
 Nei panni dell'ambiziosa e intrigante Olimpiade, principessa dell'Epiro e presunta strega, Angelina Jolie incarna con gelida intensità il personaggio di una madre tanto spietatamente ambiziosa quanto morbososamente attaccata al figlio, sempre enigmatica nelle sue vere intenzioni, celate da un'espressione di bellezza indecifrabile che ben si addice al personaggio storico. La nomea di strega di Olimpiade è probabilmente il motivo per cui si è scelto di far invecchiare il personaggio solo con tocchi cosmetici secondari, senza appesantire il volto di Jolie con un pesante uso di trucco e protesi, rafforzandone l'aura enigmatica e misterica (non solo misteriosa). Jolie recita la propria parte con un bizzarro accento, scelto per sottolineare come Olimpiade sia una straniera, rispetto ai Macedoni di cui ha sposato il re; lo stesso dettaglio si ritrova nella parlata dei personaggi persiani, di Rossane, dell'eunuco Bagoas, per rendere in inglese l'effettiva commistione di lingue che Alessandro Magno e il suo esercito si trovò ad affrontare nel viaggio in Persia e India. Da notare anche il trucco delle lettere scritte da Olimpiade non in greco, ma in inglese, con un tipo di carattere che imita la spigolosità degli alfabeti antichi.
 Poco utilizzato, Anthony Hopkins interpreta il vecchio Tolomeo, che fu fra i successori di Alessandro e regnò sull'Egitto: il suo ruolo è quello di fornire una cornice narrativa che guidi lo spettatore lungo la vita di Alessandro, sottolineando quale sia la disponibilità di fonti oggettive su quell'epoca, oltre all'aspetto culturale che Alessandro portò con sè nel mondo (ogni città di  Alessandria da lui fatta costruire fu dotata di una biblioteca, la più famosa delle quali è proprio quella di Alessandria d'Egitto).

  Era dal 1980 che il cinema non proponeva la propria versione dell'epopea di Alessandro Magno, mentre l'animazione nipponica aveva proposto nel 1999 l'esoterica interpretazione di Alexander - Cronache di guerra di Alessandro il Grande, serie in cui certe scene mostrano una suggestiva  affinità con quelle del film di Stone (la cerimonia dell'apoteosi di Filippo come tredicesimo dio olimpico, l'ingresso a Persepoli, e la danza dell'esotica ballerina davanti alla corte di Alessandro).




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