giovedì 9 gennaio 2020

"Primer" (2004)

 "Primer" (2004), scritto, diretto e interpretato da di Shane Carruth, è un film indipendente di vera fantascienza dei viaggi nel tempo, come mai se ne sono visti prima; una produzione modesta, a basso costo,  ma dotata dell'incommensurabile valore di coinvolgere intellettivamente, intrigare, far ragionare e farsi ricordare.

Scheda di "Primer" su wikipedia

Abe e Aaron sono due ingegneri legati da grande amicizia, che nel tempo libero lavorano con i colleghi in un'autorimessa-laboratorio in cui sperano di realizzare l'invenzione che li renderà ricchi. L'idea più audace di Abe, un generatore di campo che nega in parte la gravità, ha un effetto collaterale imprevisto: può spostare un oggetto in un anello temporale che va dal momento di attivazione a quello di spegnimento del generatore. L'oggetto, privo di volontà, riemerge sempre dall'anello al momento dello spegnimento. Ma che accadrebbe se nel campo entrasse un essere umano capace di decidere quando uscirne?
Un bel giorno, sotto gli occhi stupefatti di Aaron, Abe gli rivela di essere giunto dal futuro con questa tecnica, e gli mostra il "se stesso" del presente che si appresta proprio a entrare nella macchina che lo riporterà a sei ore prima. La logica causa-effetto è rispettata, a quanto pare: basta evitare di interagire col proprio doppio. E la strada alle manipolazioni del passato recente è aperta...

  Ovviamente mai presentato in Italia, questo film indipendente a basso costo brilla per originalità e atipicità, che gli conferiscono la forza e il fascino di un prodotto unico e irresistibile nella sua natura contemporaneamente grezza (dal punto di vista tecnico, volutamente semi-amatoriale)  e criptica (dal punto di vista dell'esposizione narrativa, volutamente realistica e di complessa decifrazione).

 Il tema è quello della scoperta della scienza/tecnologia dei viaggi nel tempo, raccontata con lo stile di un documentario, e incentrata sullo scenario estremamente realistico dell'effettiva genesi delle invenzioni rivoluzionarie, che nel mondo reale è stata più volte conseguita in un'autorimessa trasformata in laboratorio economico. A contribuire al "verismo" della vicenda vanno anche i dialoghi tra gli ingegneri, volutamente formulati in gergo tecnico, sincopati e non esplicativi, perchè si svolgono tra addetti ai lavori che non hanno bisogno di spiegazione; ma, soprattutto, è l'accuratezza realistica dell'idea del meccanismo del balzo temporale, corredata con varie regole e accortezze pratiche per riuscire a utilizzarlo in maniera adeguata (e senza morire), a convincere lo spettatore che la vicenda potrebbe accadere davvero.

 Girato con uno stile quasi dilettantesco, fatto di immagini sfocate, telecamera in movimento, sonoro a volte indecifrabile, il film è fortemente parlato, e deliberatamente involuto nel raccontare la parabola della scoperta scientifica in questione, con la successiva attuazione della stessa, in un crescendo di scene apparentemente quotidiane, ma tutte basate su spostamenti all'indietro nel tempo che producono un intreccio sempre più cerebrale e difficile da districare.

Schema esplicativo "definitivo" dei balzi temporali di "Primer"
 Questi "viaggi nel tempo" sono vincolati da una logica e da limiti ben precisi, e risultano quindi atipici per la fantascienza cinematografica (realizzata a uso e consumo del grande pubblico, non esattamente composto da gente brillante). Non a caso, i due protagonisti sono anche e soprattutto ingegneri, e possiedono quindi la metodicità necessaria per affrontare sotto tutti gli aspetti una faccenda così rivoluzionaria, non solo comprenendone empiricamente la fisica che lo sostiene, ma soprattutto  capendo come utilizzarlo (senza restarci secchi) al riparo di paradossi temporali, e prevedendo soluzioni alternative a qualunque eventualità che possa andare storta.
 Ma ognuno dei due personaggi agisce anche segretamente nei confronti dell'altro, e quindi le cautele prese da entrambi danno vita a una serie di colpi di scena e a un crescente accavallarsi di divergenze temporali (del tutto personali) che li spinge a prendere il posto dei loro "doppi" del passato per migliorare la linea temporale o correggerei cambiamenti da loro stessi indotti.
 Ad aumentare il realismo di questa narrazione di una vicenda dal tono così prosaicamente pionieristico, intervengono fattori incontrollabili, come le alterazioni biologiche e neurali che i loro corpi subiscono a causa della grezza tecnologia temporale utilizzata, gli improvvisi arrivi di "doppi" da un futuro ancora sconosciuto, e le incomprensioni caratteriali che li trasformano radicalmente, portando il primo a voler impedire la nascita della tecnologia temporale, e il secondo a volerla realizzare su grande scala.

Lo scarso capitale a bilancio e la produzione indipendente, causa della breve durata del film, sono probabilmente ciò che spinge il regista a condensare e riassumere oralmente troppi eventi della parte finale del film, quando emergono i segreti dei due protagonisti e la quantità di viaggi all'indietro nel tempo cresce esponenzialmente, ma resta monca delle motivazioni che hanno spinto i due personaggi non solo al viaggio, ma anche a tenere certi comportamenti: il risultato è di effetto, per lo sconcerto dello spettatore che deve reinterpretare certi indizi sotto una luce nuova, ma c'è anche l'inevitabile insoddisfazione della mancata spiegazione che è un requisito fondamentale per il tipo di spettatore che il regista ha scientemente selezionato con le sue scelte narrative.

 E' impossibile non trovare affinità con il nipponico Steins; Gate, altra intrigante e originale esperienza narrativa multimediatica che racconta analogamente la scoperta e l'uso privato della tecnologia dei viaggi nel tempo, con il conseguente generarsi di divergenze temporali in cui diverse
iterazioni degli stessi personaggi intervengono per modificare o rettificare gli eventi storici recenti.
 Le possibili parentele, però, si fermano qui, perchè il film, della durata di soli 75 minuti, non ha modo di sviluppare nel dettaglio le numerose ramificazioni che i viaggi nel tempo paralleli possono causare, e sceglie quindi di condensarle tramite l'artifizio di una voce narrante registrata su audiocassetta di uno dei protagonisti, che registra ogni conversazione per poterla poi replicare con la certezza di non introdurre variazioni nel flusso temporale: il risultato è che, mentre la trama diventa finalmente comprensibile, la narrazione degli eventi si condensa e accelera, ritornando a mettere alla prova la prontezza mentale dello spettatore che si è finalmente rilassato, costringedolo a tenere la mente vigile e partecipe fino all'ultimo secondo della pellicola.

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