domenica 16 febbraio 2020

"Snowden" (2016)

 "Snowden" (2016), diretto da Oliver Stone con sceneggiatura di Luke Harding (autore del libro The Snowden Files) e Anatoly Kucherena (autore del libro Time of the Octopus), è un film biografico e drammatico che racconta come Edward Snowden, lavorando per la CIA e la NSA a vario titolo, nel 2013 giunse alla decisione di denunciare pubblicamente l'abuso che le agenzie commettevano (e commettono tutt'ora?) intercettando e raccogliendo da internet ogni possibile informazione privata, contenuti di chat ed email compresi, sui cittadini di tutto il mondo.


 La storia di Edward Snowden, che ha occupato le cronache per mesi, è ben nota: gli Stati Uniti non gradiscono di essere stati colti con le mani nel sacco, mentre acquisiscono qualunque tipo di dato telematico internazionale per garantire la propria egemonia mondiale con ogni mezzo (dagli omicidi tramite droni ai ricatti), e trasformano quindi un occhialuto nerd millenniale, biondino ed educato, nel nemico numero, riservandogli un trattamento feroce degno di un terrorista,  finchè questi non trova rifugio in Russia.

 Genio informatico e "smanettone", definito dagli amici "un po' un automa", Snowden era cresciuto a pane e patriottismo, e nel suo fervore idealistico, nutrito dalla ben nota propaganda nazionalista statunitense, si era arruolato nelle Forze Speciali dell'Esercito Statunitense, convinto di dover fare la propria parte per liberare il resto del mondo dall'oppressione, portando la salvezza della democrazia. Fallita questa esperienza per motivi di salute, aveva offerto la propria, brillante mente alla nazione, lavorando per CIA e NSA, e sviluppando interi sistemi di sorveglianza elettronica, senza mai rendersi pienamente conto del potenziale negativo di simili strumenti. La sua ingenuità era tale da fargli guadagnare il soprannome di Snow White (Biancaneve) da parte dei suoi ben più smaliziati colleghi. Successive esperienze, fatte più o meno sulla propria pelle, lo condussero ad attriti con certi colleghi ambiziosi e spregiudicati, che usavano le informazioni carpite in segreto senza alcuno scrupolo verso le vite che distruggevano. Nel 2013, ci fu la proverbiale goccia che lo spinse a mollare tutto e a denunciare il comportamento di NSA e CIA, colpevoli di aver tradito lo spirito non solo della Costituzione degli Stati Uniti, ma anche tutti gli ideali dello stesso Snowden, che fino a quel momento aveva tenuto duro (anche a prezzo della propria salute), proprio nella convinzione di dover continuare a impegnarsi per garantire la sicurezza del proprio paese, a prescindere dalle mele marce in cui si imbatteva.

 Inevitabilmente, il regista Oliver Stone si è tuffato a pesce nell'occasione di narrare per immagine una vicenda intrisa di elementi in perfetta risonanza con le sue passioni socio-culturali e intellettuali, sposando senza esitare la causa della versione raccontata da Snowden: mentre altri critici hanno messo in dubbio l'onestà intellettuale del personaggio (che è comunque il creatore consapevole di molto del software di cui poi la NSA ha abusato), Stone crede invece allo Snowden idealista, con gli occhi pieni delle stelle e delle strisce della bandiera USA, forse un pochetto autistico, convinto di agire nell'interesse di tutti, e fondamentalmente incapace di concepire che nell'ambiente dello spionaggio si possano muovere personaggi meno che patriottici o addirittura disonesti.
 A riprova di ciò, Stone pone l'accento sullo spirito di sacrificio di Snowden, la cui abnegazione è tale da portarlo a immolare anche il proprio corpo sull'altare del dovere, prima distruggendosi le ossa delle gambe nelle Forze Speciali e poi rifiutando i medicinali per controllare l'epilessia, in quanto lo privano della lucidità necessaria per il proprio lavoro di informatico: come può qualcuno che dedica tutto se stesso alla causa, ci dice Stone, non essere sincero?
 Anche i colleghi di Snowden, in almeno due casi, sembrano essere stati consapevoli della peculiare ingenuità e sincerità del soggetto, tanto da volerlo aiutare e proteggere con discrezione: è il caso del personaggio interpretato da Keith Stanfield, che occulta la scheda microSD di Snowden con i dati trafugati prima che venga vista dai loro superiori, oppure dell'esperto di spionaggio elettronico Ben Schnetzer, che mostra a Snowden come funziona veramente il mondo in cui è immerso, e gli consiglia di fuggire prima che la sua crescente resistenza interna venga scoperta.

 Nel percorso di risveglio della coscienza di Snowden, Stone esalta il progressivo risveglio  dell'idealista che fa i conti con la realtà, ma ha anche cura di non dipingerlo come un ingenuotto che non ha capito nulla di come funziona il mondo: infatti, con l'intelletto che si ritrova, Snowden è in grado non solo di formulare (con mirabile proprietà di linguaggio) una denuncia del sistema, ma anche di montare una controffensiva che scoperchi il nido di vermi, mettendone a nudo gli inconfessabili segreti per dare al popolo la libertà di scegliere tra i diritti e la sicurezza, invece che subire le decisioni prese da altri. E' questa la vera essenza della Costituzione statunitense, è questo il vero spirito degli USA, ed è così che Stone smentisce i livorosi personaggi che lo accusano di non amare la propria patria, mostrando cone questi siano incapaci di accettare che qualcuno la voglia criticare per rimuoverne le storture e gli errori.

 Molto esplicita nelle metafore e nei paralleli (come il drone che precipita nel bel mezzo della festa hawaiiana, o la freddezza di Snowden quando va a caccia), la regia contrappone, con una fotografia limpida e luminosa, le ambientazioni naturali a quelle tecnologiche e claustrofobiche delle basi super-sicure di NSA e CIA, seguendo esclusivamente la parabola del protagonista, tramite il quale si scopre quanto necessario sui comprimari.
 La narrazione segue il classico schema della sequenza temporale portante ambientata nel presente (Snowden, già in fuga, incontra alcuni giornalisti investigativi in un albergo di Hong Kong) che si alterna alle sequenze della sua vita lavorativa passata che espandono le rivelazioni che lui fa progressivamente.

 Tra le numerose facce note degli attori, come il Ben Schnetzer del telefilm "The Truth About the Harry Quebert Affair" e Zachary Quinto e il figlio di Clint Eastwood, spicca per impegno e bravura l'attore protagonista, Joseph Gordon-Levitt.
 Gordon-Levitt incarna mirabilmente le peculiarità del personaggio di Snowden, coniugando la sua razionale e fredda pacatezza nell'approcciare la vita (o la sua "roboticità", come dice Snowden stesso) e i suoi sentimenti più profondi e mai esplicitati in modo emotivo, dal senso dell'etica e del dovere verso la patria (o meglio, verso i cittadini) all'amore che lo lega alla sua compagna: si tratta di una personalità atipica, rara, lontana dai canoni superomistici statunitensi e hollywoodiani, ma nello stesso tempo facilmente convogliabile nel solco squisitamente statunitense dell'eroe involontario e altruista, che una volta aperti gli occhi fa infallibilmente la cosa giusta.
 Sempre estremamente serio e riflessivo, il personaggio di Gordon-Levitt contribuisce a rafforzare la paranoica tensione che permea sottilmente tutta la storia: insieme all'ossessione di essere costantemente spiati, c'è infatti anche la gravità con cui Snowden vive il compromesso quotidiani tra i diritti del cittadino e gli abusi a fin di bene compiuti dalla NSA. E' quindi incredibilmente catartico e travolgente il momento in cui Snowden, dopo aver finalmente voltato le spalle a queste organizzazioni corrotte e deciso di smascherarle, si lascia andare in un liberatorio sorriso che simboleggia esplicitamente la rimozione del fardello morale che lo opprimeva. E' questo il momento in cui la soffocante tensione del film, che grava sullo spettatore col terribile peso della consapevolezza che l'argomento è atrocemente reale, si scioglie per dare una svolta redentrice, epica e piena di speranza, declinata dai limpidi e intelligenti dialoghi con cui Snowden (imbranato nella vita privata, ma incisivo e chirurgico sui mezzi di comunicazione) illumina letteralmente l'intera vicenda, spazzando via le menzogne del governo USA come un raggio di sole che perfora le nuvole. Stone sa benissimo che, sulla lunga distanza, CIA e NSA stringeranno semplicemente il laccio dei loro consulenti informatici, ma almeno per ora decide di chiudere con un finale di speranza, in cui confida che ci sarà sempre una persona con un minimo di decenza e umanità a dire di no alle perversioni in cui gli psicopatici a capo di aziende governative e multinazionali finiscono per trascinare tutti.

 Sorpresa finale: nell'ultima intervista che Snowden rilascia, Gordon-Levitt cede il posto al vero (e genuinamente più imbranato come attore) Edward Snowden, chiudendo il film con una accentuazione della componente documentaristica, a ricordarci che, per quanto ben filmato e diretto, ciò che abbiamo visto è tutto vero, e non avrà mai fine, non importa quanto noi si possa vigilare. 

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