lunedì 11 novembre 2019

"Southbound" (2016) - "Southbound - Autostrada per l'inferno"

 "Southbound" (2016), in Italia "Southbound - Autostrada per l'inferno", diretto da un gruppo di registi e scritto da diversi sceneggiatori, è un misconosciuto ma eccellente film dell'orrore "d'autore" (anzi, di autori), con una classica struttura apparentemente antologica, in omaggio a storici programmi televisivi come Twilight Zone e Tales From the Cript, corroborata da una ricchezza di livelli di lettura da renderlo un'esperienza totalmente appagante e nettamente da non perdere.

Scheda di "Southbound" su wikipedia.

"The Way Out"
"Siren"
"The Accident"
"Jailbreak"
"The Way In"

 Cinque diversi episodi, ognuno dei quali si conclude innescando il successivo, raccontano fulminanti storie in cui il protagonista si trova in viaggio su una interminabile strada sperduta nel nulla (ma immancabilmente diretta a sud) di un qualche deserto degli Stati Uniti. Gli elementi tipici sono tutti presenti: desolate stazioni di servizio in cui gli indigeni trascorrono fiaccamente una giornata vuota, abitazioni isolate in cui vivono famiglie eccentriche, borghi squallidi dove gente abbrutita trascorre le giornate in bar fatiscenti, personaggi disadattati e loschi che "sanno" cose ignote ai viandanti di passaggio. E, soprattutto, l'emersione improvvisa o la presenza strisciante del soprannaturale, del macabro e del depravato, tutti declinati in maniera sobria e intelligente, persino quando si tratta di scene sanguinolente, di violenza o di mostruosità demoniaca esplicita. Tra gli elementi che si ripetono occasionalmente, in maniera sottile, emerge un filo conduttore, che tocca immancabilmente un passato atto di violenza commesso proprio da uno dei protagonisti

 Ogni regista racconta l'orrore a modo proprio, ma gli stili e il genere orrorifico dei diversi episodi si amalgamano in modo inatteso, e soprattutto incisivo, nella sua secchezza nitida e penetrante. Le  atrocità sono abilmente centellinate (di fatto più sconvolgenti in termini psicologici che visivi) e le singole vicende si concludono con un crescente senso di incompletezza (da dove venivano i personaggi? Cos'è accaduto nel loro passato? Dove sono andati i superstiti? Qual è la natura dei mostri alati che ricorrono in ogni episodio?) che è ciò che instilla il vero orrore nella mente dello spettatore, perchè esso sopravvive ai titoli di coda e resta a tormentarlo sullo sfondo della consapevolezza, proprio come una delle creature fluttuanti che sorvegliano i protagonisti.
 Come capita sempre coi film ben realizzati, infatti, la loro efficacia si rivela dopo la visione, quando ci si ritrova a ponderarne gli elementi notati solo di sfuggita, che magari erano stati liquidati come secondari, ma che dopo la visione complessiva dell'opera acquistano un nuovo significato e valore: "Southbound" fa proprio questo effetto, prima nella ricostruzione delle singole storie dei protagonisti partendo dai pochi indizi sul loro (violento) passato, poi trovando il sibillino filo conduttore che connette tutti gli episodi e fornisce la chiave di lettura complessiva del film, scartando finalmente tutte le ipotesi formulate durante la visione dei singoli episodi.

 Il lavoro di riflessione e ricostruzione è coinvolgente quanto gli episodi del film stesso, perchè ci si ritrova a partecipare sotto una diversa ottica a una serie di vicende in cui ci si era già immedesimati a livello istintivo (come si può non fare il tifo per l'unica delle tre musiciste, ospiti di una accogliente e solitaria coppietta, ad accorgersi che la cena è a base di carne umana, e che la coppietta agisce secondo un sinistro piano?), e questa volta si riesce anche a tirarne le fila, godendo non solo del livello narrativo immediato, ma anche di quello più intellettuale che vi è stato profuso.

 Tecnicamente variegato ma sempre ben diretto, parco nell'uso degli effetti speciali, con una colonna sonora ridotta al minimo e molto d'atmosfera, il film punta su un equilibrato connubio di immagine e dialogo per costruire situazioni che colpiscano sia a livello emotivo primordiale sia a livello intellettivo, mantenendo costanemente i personaggi (e lo spettatore) sul confine tra l'istinto e la ragione, consapevoli che un solo passo falso può costare la vita.

 Gli attori sono tutti ragionevolmente sconosciuti, tanto che in certi casi sono anche regista e sceneggiatore (per esempio, Matt Bettinelli-Olpin), e la sensazione generale che se ne ricava è quella di una produzione indipendente, di nicchia, magari con stanziamenti abbastanza ridotti, ma tenacemente e intelligentemente realizzata, con maggiore attenzione alla qualità e all'aspetto artistico, che non al botteghino.


 Il resto di questo commento è da leggere solo dopo aver visto il film.

 Il vero significato di "Southbound"

 L'ispirazione per la trama viene da "Carnival of Souls" (1964), un film che dentro "Southbound" compare ripetutamente sui televisori, a diretta conferma della vera chiave di lettura del film: l'autostrada e il deserto sono rispettivamente il purgatorio e l'inferno.
 I mostri volanti, che compaiono in ogni episodio, magari anche solo brevemente, sono angeli (o demoni) il cui scopo è tormentare/punire le anime dei peccatori. Per fare ciò, assumono aspetto umano, inscenando le situazioni dei vari episodi, allo scopo di far rivivere all'anima peccatrice una situazione in cui le sia ricordato il suo peccato.
 In certi casi, sembra che alle anime sia data la scelta di comportarsi diversamente, e quindi di pentirsi e redimersi: è probabilmente ciò che accade nell'episodio "The Accident", quando il protagonista decide di fermarsi a soccorrere la donna che ha investito, facendo di tutto per salvarle la vita, e ricevendo un'assoluzione a fine episodio dopo aver patito a sua volta orribilmente.
 In altri casi, le anime sono prigioniere di una possibile ciclicità, come suggeriscono con forza  gli episodi collegati di "The Way In" e "The Way Out": non solo perchè sono collocati a inizio e fine del film, e il secondo episodio fa da prologo al primo, ma anche per l'esplicita scena in cui, fuggendo per la strada, i due protagonisti tornano sempre alla stessa stazione di servizio, finchè uno dei due non decide di affrontare le creature fluttuanti che li inseguono, ma senza essersi pentito degli omicidi commessi.
 A questo luogo metafisico è possibile accedere anche fisicamente: il protagonista di "Jailbreak" arriva fin lì per liberare la sorella, colpevole di aver ucciso i genitori, spara agli angeli/demoni dicendo "Non so se posso uccidervi, ma di certo questo deve farvi un gran male", svela alcuni dei segreti relativi alla facciata di questi luoghi desertici, e infine commette l'errore di abbandonare la strada asfaltata, cadendo nelle mani delle vere anime dannate, quelle dell'inferno che non prevede espiazione, che lo dilaniano.

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