domenica 1 marzo 2020

"Cowboys & Aliens" (2011)

 "Cowboys & Aliens" (2011), diretto da Jon Favreau e basato sul fumetto omonimo di Scott Mitchell Rosenberg (il fondatore della Malibu Comics), è un ibrido di due generi, cioè il western e la fantascienza, proprio come promette il titolo.

Scheda di Cowboys & Aliens su wikipedia

 L'ex criminale amnesiaco Lonergan e l'ex colonnello Dolarhyde, ora allevatore di bestiame, (entrambi con un passato assai discutibile) devono assemblare un'eterogenea banda di disperati (il predicatore, l'inetto barista-medico, il bambino, la donna volitiva, i delinquenti bianchi, i messicani, gli Apache superstiti) per braccare mostruose creature su veicoli volanti che hanno rapito i loro cari e che danno a loro volta la caccia all'oro. Durante il tragitto, violenti scontri a fuoco assai impari con i "demoni" (perchè un cowboy non sa cosa siano gli alieni) costringeranno gli umani a fare i conti con loro stessi e col proprio passato, fino al conflitto e alle rivelazioni finali.

 Lungo 118 minuti e dotato di due celebrità come Daniel Craig e Harrison Ford, questo film coniuga l'epopea della frontiera americana (in particolare la corsa all'oro, nel Nuovo Messico, nella seconda metà del 1800) e la fantascienza dallo stile barocco di H. G. Wells (non a caso, il suo "La guerra dei mondi" è del 1897), sfruttando a piene mani le caratteristiche e i luoghi comuni di entrambi i generi, e invertendoli dove necessario: ecco quindi il duro e silenzioso fuorilegge che però si è redento (a carissimo prezzo, come da puritana regola della narrativa statunitense) e che ora brandisce, unico tra tutti, un'arma aliena che risponde alla sua mente, ed ecco anche che gli alieni, pur capaci di compiere viaggi interstellari, sono sulla Terra a scavarne le rocce, per cieca bramosia del rarissimo metallo che noi chiamiamo oro.

 Dalla sua il film ha una bella fotografia, gli stupendi panorami selvaggi che vanno dalla vastità dei deserti alle profondità dei canyon, le suggestive acrobazie ed evoluzioni a bordo delle navette aliene,  l'azione delle sparatorie e battaglie a cavallo, la colonna sonora tipicamente western, alcuni validi attori che si trovano perfettamente a loro agio nei ruoli assegnati, un moderato tocco di umorismo che non svilisce i personaggi, la pulizia dei dialoghi, l'intelligenza delle scenografie e le caratterizzazioni che si definiscono coerentemente con lo svilupparsi della narrazione. La trama è solida e la sceneggiatura ne gestisce ogni aspetto, senza lasciare fili sciolti.
 Eppure, qualcosa non funziona come dovrebbe: nonostante le misurate e colte citazioni ai classici di entrambi i generi coinvolti, nonostante la narrazione da manuale, il film non riesce a fare presa sullo spettatore.
 Come mai?
 Sebbene questo sia un film hollywoodiano mirato a sbancare al botteghino (come dimostra la battaglia per i diritti sul fumetto, combattuta nel 1997 tra due diverse case cinematografiche), il regista compie scelte narrative che non appagano lo spettatore medio(cre) di questo genere di pellicole, ma parlano invece al lettore di fumetti, abitualmente più cerebrale, e non solo per le suddette citazioni, ma anche per i meccanismi narrativi, tra i quali c'è sicuramente materiale tipicamente cinematografico (il medico inetto che infine si riscatta), ma c'è anche e soprattutto la citata ottica puritana, secondo cui il cattivo che vuole redimersi deve anche pagarne il prezzo (si veda per esempio la reazione del pubblico al mutamento del supercriminale Magneto nei fumetti della Marvel, quando lo sceneggiatore Chris Claremont lo portò tra i "buoni"). Ciò spiega l'inadeguato riscontro nelle sale, ma perchè lo spettatore d'elite (nel senso degli appassionati di fumetti) resta a sua volta insoddisfatto?
 Sarà per la lentezza delle sequenze di caratterizzazione dei personaggi, le cui conversazioni col cuore in mano risultano anche un po' stucchevoli? Sarà perchè tutti i "cattivi" umano, alla fine, non sono pèoi così cattivi? Sarà perchè l'uso di così tanti stereotipi finisce per dare l'impressione di un esercizio di stile che suona privo di sincerità? Sarà che l'innegabile intelligenza narrativa di fondo finisce per togliere spontaneità ed entusiasmo a una narrativa (quella western) che invece richiede un approccio più istintivamente epico, nonchè di pancia?
Oltre ai già citati Daniel Craig e Harrison Ford, che interpretano rispettivamente i personaggi archetipi dell'enigmatico straniero dagli occhi di ghiaccio e del potente allevatore di bestiame, cinico e dittatoriale, che però stravede per la famiglia (estendendola addirittura a un indiano, cioè, volevo dire "a un nativo americano"), spicca la presenza di una bellissima Olivia Wilde, che proprio per la sua raffinatezza estetica, è in apparenza una nota stonata nel gruppo di personaggi luridi e squinternati a cui si unisce (ma solo in apparenza, appunto: questo è invece un indizio rivelatore della sua effettiva natura, che si palesa durante il colpo di scena, tipico della narrazione fantascientifica, che si svolge all'incirca a due terzi del film).
Nell'ambito del fumetto supereroistico statunitense, il progetto di "Cowboys & Aliens" potrebbe dovere qualcosa all'albo 272 di Fantastic Four (vol.1) del 1984, dove l'avventura intitolata Cowboys & Idioms metteva in scena un mondo alternativo in cui una nuova frontiera western si mescolava a tecnologie futuribili fortemente ispirate anche a "La guerra dei mondi", tanto che la scena del film in cui lo stormo di velivoli alieni sfreccia sul deserto sembra una trasposizione della scena del fumetto in cui un gruppo di "valchirie" ipertecnologiche sopraggiunge su un panorama simile.
Come nota di colore finale, vale la pena di menzionare che la casa editrice Bonelli declinò la proposta di fare del suo personaggio di Tex Willer il protagonista di questo film: l'associazione del fumetto di Tex alla fantascienza non deve stupire i profani, dato che il creatore di questo personaggio ha proposto sin dagli inizi della serie una spiccata propensione alla commistione di generi, e Tex non è estraneo agli incontri con creature di altri mondi.








Nessun commento:

Posta un commento